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da ohara il 01 dic 2005 13:51


Sui vini biodinamici credo che il dibattito sia enorme perchè come sempre un tema nuovo viene sfruttato ANCHE per mere perazioni di marketing. ma ci sono nel soito calderona produttori che seriamente fanno vini in maniera il più naturale possibile, seguendo non solo principi biologici ma anche di filosofia, cme dice Silbusin, di approcico generale verso la natura (su base Steiner) e senza però puntare troppo alla gran cassa mediatica. Semplicemente per l'obiettivo di fare un prodotto buono.

In un topic identico che avevo aperto qualche tempo fa nella stanza "Vini e distillati" avevo rimandato ad un intervento su Tigullio vini che pi vedo ha riproposto Silbusin. E' un intervento fatto in quel di genova qualche tempo fa, sulla scia di un dibattito di più lunga data e a mio avviso anche di maggior spessore in Francia, dove l'esperienza dei biodinamici è più analizzabile.

Al di là dell'essere d'accordo con alcuni principi filosofici o meno, io credo che sia apprezzabile sempre l'impegno di chi cerca di estrarre il massimo valore qualitativo con il minor impatto sulla natura e sull'ambiente. Certo che poi è difficile pensare che un corno di bue interrato in notti di luna piena sia fondamentale per la resa dela vigna. Su queste "tecniche" / riti mi sento molto meno disponibile intellettualmente.

Gravner sono anni che lavora sugli otri di creta. Stefao Bellotti produce ottimi prodotti che sono, appunto, innanzitutto ottimi prodotti e poi, guarda casom, anche prodotti amici dell'ambiente eprchè dietro c'è una cura del terreno e della sua fertilità che non sempre accade.

Sono d'accrodo con chi ha detto che il vino lo si fa in vigna. La cantina è importante ma la differenza tra qualità "vera" ed una qualità da marketing sta nell'approccio in vigna.

Sono pensieri sparsi.

Ciao

da Macs il 01 dic 2005 14:37


ohara ha scrittoma ci sono nel soito calderona produttori che seriamente fanno vini in maniera il più naturale possibile


Cito ohara solo per un'osservazione...
Ho spesso sentito parlare di metodi naturali... ma siamo sicuri che questi metodi naturali esistano? Un po' come la storia di preservare la natura, in tutti i parchi ci sono abbattimenti di animali in soprannumero, ecc...

Metodo naturale cosa vuol dire? Prendere un frutto, pigiarlo, metterne il succo in contenitori e attendere del tempo... è naturale tutto ciò? Uccidere un animale, tagliarne la carne, lasciarla frollare, accendere un fuoco e cucinarcela sopra... è naturale tutto ciò? Non voglio schierarmi dalla parte dei fondamentalisti che si nutrono solo di frutti caduti dall'albero e non di quelli colti (da cogliere, non da eruditi. No, Stlini, nemmeno dal contlalio di lunghi...), però credo che di naturale non vi sia nulla...

Il naturale è pigiare le uve con i piedi perchè una volta si faceva così? Allora lo è anche bruciare il carbon fossile che inquina molto più del nucleare...

Non sono un ambientalista, sto solo cercando di capire cosa si nasconda dietro alla parola "naturale"...

Più ci penso e più son convinto che ohara abbia ragione... alla fine, forse, è mero marketing...

Se gh'è un patrono dei faciademerda, ghe dumandi cosa g'ho de fà...
DVDS - El paradis del Scurpion.

da Ospite il 01 dic 2005 15:49


Macs ha scritto
ohara ha scrittoma ci sono nel soito calderona produttori che seriamente fanno vini in maniera il più naturale possibile


Cito ohara solo per un'osservazione...
Ho spesso sentito parlare di metodi naturali... ma siamo sicuri che questi metodi naturali esistano? Un po' come la storia di preservare la natura, in tutti i parchi ci sono abbattimenti di animali in soprannumero, ecc...

Metodo naturale cosa vuol dire? Prendere un frutto, pigiarlo, metterne il succo in contenitori e attendere del tempo... è naturale tutto ciò? Uccidere un animale, tagliarne la carne, lasciarla frollare, accendere un fuoco e cucinarcela sopra... è naturale tutto ciò? Non voglio schierarmi dalla parte dei fondamentalisti che si nutrono solo di frutti caduti dall'albero e non di quelli colti (da cogliere, non da eruditi. No, Stlini, nemmeno dal contlalio di lunghi...), però credo che di naturale non vi sia nulla...

Il naturale è pigiare le uve con i piedi perchè una volta si faceva così? Allora lo è anche bruciare il carbon fossile che inquina molto più del nucleare...

Non sono un ambientalista, sto solo cercando di capire cosa si nasconda dietro alla parola "naturale"...

Più ci penso e più son convinto che ohara abbia ragione... alla fine, forse, è mero marketing...


mettiamola...cosi' naturale non esiste !!! facciamo che piu' sono lontani dai prodotti sofisticati, corretti, abbelliti artificiosamente..e piu' possiamo definirli naturali ????
Alla base di tutto metterei il prodotto e' buono ??? eccellente ???? se cosi' fosse ed e' il piu' distante possibile da un prodotto sofisticato..ok e' quello che cerco.

viva il vino fatto in vigna !!!!

da ohara il 01 dic 2005 16:22


ohara ha scritto estrarre il massimo valore qualitativo con il minor impatto sulla natura e sull'ambiente


Per me questo rimane il concetto più importante pur nella PIENA consapevolezza che conoscere veramente quello che un viticultore fa in vigna e cantina è pressochè impossibile...a meno che in quella vigna e in quella cantina non ci siamo di persona.

da Rinaldo il 01 dic 2005 20:16


alberto ha scrittoInteressantissimo anche il discorso di Cicci sui vini da mal di testa.

A me pareva di ricordare che qualche produttore avesse inserito nell'etichetta una dicitura che garantiva il non addizionamento (si dice???) di anidride solforosa (o acido tartarico, non ho ben capito).

A qualcuno risulta? E qualcuno è in grado di elencare quei produttori che adottano questa tecnica (o meglio che non la adottano, cioè che non aggiungono nulla al vino) ?

Nel Bellavista, se non sbaglio, la dicitura è Pas Operè. Giusto?


Difatti Cicci ha ben centrato un dei problemi classici delle uve raccolte in zone calde e umide:il doverle cogliere e trasportare in cantina nel più breve tempo possibile,pena l'inizio di una fermentazione e deperimento del grappolo stesso.
Nel trevigiano,sopratutto lontano dalla collina di Cartizze,si usa molto spargere le casse colme di grappoli con solforosa per ritardare ogni processo di ossidazione prima del trasporto dalla vigna alla cantina;tragitti molto lunghi a volte,prima di arrivare a conferire l'uva al produttore.I vignaioli sono centinaia ma produttori leader poche decine,ecco il perchè di spostamenti di centine cariche d'uva "spolverata".
Personalmente,a parte pochi prodotti del Cartizze,tendo a non consumare e nemmeno vendere Prosecco;allo stesso costo preferisco un Pinot nero/Chardonnay OP di Monsupello,Anteo,Doria,Travaglino etc.
Aziende che hanno la vigna a ridosso della cantina:pochi minuti e i grappoli sono già in pressatura,soffice per il Pinot Nero,non serve la Solforosa.

Un Prosecco ha,di media,110/120 mg/lt di Anidride solforosa una volta lavorato (Prese di spuma,lievito,sboccatura,dosaggio,bottiglia);un OP metodo classico di un produttore sopracitato non più di 45/55 mg/lt.

Le attuali leggi in vigore in materia sono a dir poco lacunose:basta dichiarare sull'etichetta:CONTIENE SOLFITI che si è in regola.
Non dimentichiamoci che alcune sostanze presenti nelle bucce generano solfiti in maniera naturale;questo vuol dire che un produttore di metodo classico rosè serio,obbligato a lasciare il mosto a contatto con le bucce per far assumere il classico colore rosato al prodotto, è giudicato alla stessa stregua di un produttore che sparge sacchi di polvere bianca sulle cassette d'uva:in entrambi i casi scriveranno:CONTIENE SOLFITI.

Cambiando argomento,sempre per Alberto,la dicitura Pas Dosè sull'etichetta di un metodo classico,indica che non è stato aggiunto sciroppo di dosaggio,quello che i francesi chiamano le liqueur d'expedition,dopo la sboccatura dei lieviti ormai inerti.
Se avessi partecipato alla gita alle cantine Anteo adesso saresti più imparato :lol:


A presto
Rinaldo

da Stellina il 01 dic 2005 20:27


Il concetto di "naturale" esiste ancora, ma è cosa assai rara e certo non si può rintracciare tra i ripiani del supermercato e neanche, a mio parere, in un buon ristorante.
Tante volte mi sono sentita dire: "Quest'olio è eccellente; lo prendo in un frantoio di fiducia" o "Questo vino è fatto come si faceva una volta": che vuol dire? Eravate presenti mentre l'olio e il vino venivano prodotti? Avete vissuto tutte le fasi di tale produzione?
Mi spiace, ma non mi fido di chi mi parla di luoghi e persone "di fiducia": non oggi, non con i problemi economici in cui ci troviamo immersi, purtroppo.
Nel giardino della mia vecchia casa c'era un albero di pesche; nessuno andava a metterci veleni vari, nulla di nulla. Ad un certo punto venivano fuori i frutti, brutti a vedersi ma per la maggior parte molto dolci. Questo è "naturale", ma l'economia di un paese non può basarsi su questo.
Non ci si può fermare a quello che è puramente prodotto dalla natura; l'uomo non può fermarsi in questo senso, come non si è mai fermato prima: è per questo che siamo qui oggi a chiacchierare sul forum, chi a lavoro, chi a casa....perchè prima non ci siamo fermati, e abbiamo trovato un modo migliore per fare una cosa che prima facevamo ugualmente, ma con molto più impiego di energie.
Allora, secondo me, il tutto sta nel trovare quel famoso equilibrio, che dovremmo avere anche in tanti altri aspetti della nostra vita; il giusto incontro tra tecnologia e natura, che si sintetizza in questo caso nei prodotti INTEGRATI, cioè quei prodotti che vengon fuori dall'unione delle tecnologie agrarie con i metodi tradizionali.
La natura mette sul tavolo tanti prodotti e tante possibilità e l'uomo è ormai in grado di sfruttare tutto ciò al meglio e senza impatti violenti sull'ambiente. Se ancora questo non accade è solo per ragioni economiche, come sempre.

"Ma tu non capisci: io sono un uomo !" "E allora? Nessuno e' perfetto". (in "A qualcuno piace caldo")

da Rinaldo il 01 dic 2005 20:44


ohara ha scritto
ohara ha scritto estrarre il massimo valore qualitativo con il minor impatto sulla natura e sull'ambiente


Per me questo rimane il concetto più importante pur nella PIENA consapevolezza che conoscere veramente quello che un viticultore fa in vigna e cantina è pressochè impossibile...a meno che in quella vigna e in quella cantina non ci siamo di persona.


Vorrei portare ad esempio le cantine Flli Agnes.

Sergio Agnes è un piccolo produttore di Rovescala,terra di confine tra le province di Pavia e Piacenza;la sua è un azienda modesta (come numeri di produzione) le sue etichette hanno disegni semplici,la bolletta per ritirare il vino te la scrive a mano;se non gli solleciti la fattura o la RIBA si dimentica di fartele:però la maggior parte delle sue vigne hanno inerbimento naturale,all'ingresso di ogni filare c'è una pianta di rose (non per abbellire la vigna,magari poi se qualcuno non lo sa e gli interessa spiego a cosa servono)le sue rese per ettaro sono ridicole al confronto d'altri,le barrique come i tonneau li ispeziona lui di persona ("ma fidi nanca de me fradè a fa quel mistè lì") e cosi via;tutti comportamenti normali per lui,tramandatigli da suo padre.
Se gli chiedete:ma perchè non produci biologico?Probabilmente non ha tempo di rispondervi.Perchè spende tutto il suo tempo,la sua passione,il suo amore per la terra per produrre prodotti genuini.
Volete dirgli che, così facendo, produce biologico,chiamatelo (ma non al cellulare,l'ha rotto 6 mesi fa,almeno così mi ha detto l'ultima volta)


Rinaldo

da ohara il 01 dic 2005 20:48


Rinaldo ha scritto
ohara ha scritto
ohara ha scritto estrarre il massimo valore qualitativo con il minor impatto sulla natura e sull'ambiente


Per me questo rimane il concetto più importante pur nella PIENA consapevolezza che conoscere veramente quello che un viticultore fa in vigna e cantina è pressochè impossibile...a meno che in quella vigna e in quella cantina non ci siamo di persona.


Vorrei portare ad esempio le cantine Flli Agnes.

Sergio Agnes è un piccolo produttore di Rovescala,terra di confine tra le province di Pavia e Piacenza;la sua è un azienda modesta (come numeri di produzione) le sue etichette hanno disegni semplici,la bolletta per ritirare il vino te la scrive a mano;se non gli solleciti la fattura o la RIBA si dimentica di fartele:però la maggior parte delle sue vigne hanno inerbimento naturale,all'ingresso di ogni filare c'è una pianta di rose (non per abbellire la vigna,magari poi se qualcuno non lo sa e gli interessa spiego a cosa servono)le sue rese per ettaro sono ridicole al confronto d'altri,le barrique come i tonneau li ispeziona lui di persona ("ma fidi nanca de me fradè a fa quel mistè lì") e cosi via;tutti comportamenti normali per lui,tramandatigli da suo padre.
Se gli chiedete:ma perchè non produci biologico?Probabilmente non ha tempo di rispondervi.Perchè spende tutto il suo tempo,la sua passione,il suo amore per la terra per produrre prodotti genuini.
Volete dirgli che, così facendo, produce biologico,chiamatelo (ma non al cellulare,l'ha rotto 6 mesi fa,almeno così mi ha detto l'ultima volta)


Rinaldo


Ottimo prodotto, veramente. E Rinaldo fa proprio un bel lavoro di ricerca sul territorio. Questo è un approccio "naturale". :)

banale?

da Ospite il 01 dic 2005 22:07


Tacciatemi di qualunquismo, datemi del banale, non importa: intervengo da appassionato e non da tecnico competente.
Ho letto posts interessanti e contenuti di tutti i tipi, ma vorrei soffermarmi su un aspetto che mi coinvolge particolarmente. E' da almeno tre anni che tendo ad assaggiare, quando le trovo, triple A o vini che comunque tendono a questa filosofia di fondo.
C'è una prima differenza, ed è la netta diversità rispetto agli altri vini, che ho riscontrato soprattutto tra i bianchi. Sfumature e sfaccettature che si sentono, nel bene e nel male, e vanno diritte al cuore. La seconda differenza è l'emozione che provo: in quanto tale, lo so, è tremendamente soggettiva. Ma, per quanto mi riguarda, è tutta vera.
Faccio alcuni, tutti piuttosto noti: La Castellada in Friuli, Movia e Kotar in Slovenia, Angiolino Maule nella zona della garganega. Provateli in parallelo a versioni omologhe per vitigno, poi ne parliamo ancora un po'.

da montefollonico il 25 gen 2006 20:26


Sto cominciando a bere i vini Movia, biodinamici, di cui si dice un gran bene. Li bevo con tranquillità in pausa pranzo presso un meritevole ristorante dove mangio spesso che propone vini con ricarico stupefacente (minore che in enoteca) i Movia ,il rebula a 18 € gli atri dell'Azienda a 20 €.
Parlerò brevemente del Rebula Movia un ribolla gialla, con, lungo invecchiamento in legni pregiati.
Si presenta un buon vino, con pochissimi solfiti, leggermente torbido.
Buon vino come tantissimi altri.Niente altro da segnalare.
Montefollonico

da ilForchetta il 26 gen 2006 13:55


Ah, ribolla gialla! lo adoro....

da ohara il 26 gen 2006 15:43


montefollonico ha scrittoSto cominciando a bere i vini Movia, biodinamici, di cui si dice un gran bene. Li bevo con tranquillità in pausa pranzo presso un meritevole ristorante dove mangio spesso che propone vini con ricarico stupefacente (minore che in enoteca) i Movia ,il rebula a 18 € gli atri dell'Azienda a 20 €.
Parlerò brevemente del Rebula Movia un ribolla gialla, con, lungo invecchiamento in legni pregiati.
Si presenta un buon vino, con pochissimi solfiti, leggermente torbido.
Buon vino come tantissimi altri.Niente altro da segnalare.
Montefollonico


Ciao Monty

Movia, uno dei miei preferiti ultimamente. Mi permetto di consigliarti Veliko Belo, splendido, chissenefrega se biodinamico, è semplicemente un grande bianco. E poi prova Venica, altra bella realtà.
Ciao

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