montefollonico ha scrittorieccomi, inizio a ripsondere parzialmente all'articolo evidenziato, citato già tempo fa per altro
Prima obiezione come mai esempio Movia utilizza per i suoi vini, vitigni alloctoni, non limitandosi ai suoi autoctoni.
Continuo, l'utilizzo esasperato dei barriques (venti- trenta mesi), porta una quantità di tannini ,e non solo, esagerata altro che "correzioni".
Comiciamo ad essere più rigorosi:
facciamo un bel protocollo per la biodinamicità, fatto da esterni ovviamente, sennò se la cantano e se la suonano a misura:
cominciamo a contemplare solo coltivazioni autoctoni ed un uso limitatissimo dei barriques.
Comodo mettere solo regole che vogliono e/o possono sostenere.
A rileggersi prestissimo.Monty
Caro Monty,
sono tendenzialemnte d'accordo con te, ma a mio avviso bisogna cercare di non essere dei torquemada con particolare riferimento alla barrique. Mi spiego: il mondo non si divide in "barrique si vs. barrique no" ma su come la barrique venga usata. Sai meglio di me, ne sono certa, che ci sono viti, lo chardonnay ne è un esempio calzante, ma anche la ribolla, o il verdicchio, e che dire dell'insolia?, che il legno lo reggono bene e non sono necessariamente impattati da stucchevoli aromi di vaniglia modello torta della nonna.
Inoltre, la barrique può essere usata nuova, e qui in molti casi la lascerei agli amerikani, o di secondo se non terzo passaggio. E non vedo danni collaterali. Tra l'altro, per i puristi del bio, magari una sbirciatina all'utilizzo del legno piccolo in cantina farebbe bene, o no? Ma non per questo va demonizzato.
Ripeto, cerchiamo di non oscillare come il pendolo (di Foucault?) e passare da un estremo all'altro, da un ostracismo vecchi ad uno nuovo. Il risultato sarebbe solo poca informazione per il consumatore e tanta propaganda, pro domo di chi in quel momento ha degli interessi comerciali da difendere.