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da nebbiolo75 il 03 lug 2007 09:14


KORMY ha scritto...dimeticavo, mi dispiace che Nebbiolo abbia frainteso il senso del mio intervento. La prossima volta cercherò di spiegarmi meglio.


Perchè aspettare la prossima volta, quando la prossima volta per essere chiari potrebbe essere questa?

Scusa ma non ho proprio capito, quindi se mi spieghi meglio il senso delle tue domande finali del tuo primo intervento mi faresti un piacere. A quali conclusioni si doveva arrivare? Era questa la domanda sciocca e scontata di cui parlavi?

Qui negli ultimi post parlate di relativismo, paroloni poetici e tricche e ballacche vari, mentre si parlava di vini prezzi e comportamenti vari. A quali conclusioni devo arrivare?

Scusami ma io sono un semplice consumatore, non un produttore né un ristoratore, posso risultare anche scontato, ma è grazie al consumatore che un produttore guadagna. Se quest'ultimo tenta di infinocchiarmi(e qui vi invito a cercare la storia di questa parola), posso cascarci una volta non due.

Ti ringrazio anticipatamente di una tua risposta.

Alberto

da silbusin il 03 lug 2007 11:04


nebbiolo75 ha scritto Se quest'ultimo tenta di infinocchiarmi (e qui vi invito a cercare la storia di questa parola), ....

eh,eh...già fatto a suo tempo.
http://www.ilmangione.it/forum/viewtopi ... =finocchio
:D

da KORMY il 03 lug 2007 22:46


Ciao Nebbiolo...intervengo raramente nelle discussioni del Forum, anche se le seguo costantemente. Premesso questo, proprio perchè sono un semplice consumatore come te e proprio perchè anche a me non piace essere infinocchiato ho lanciato un intervento di riflessione.
Difficile riassumerti in poche battute tanti anni di seghe mentali sul mondo del vino..o meglio, dell'alimentazione: per questo ti dò degli spunti su cui riflettere.
Oggi si parla in continuazione di "qualità": bene, ma vi siete mai chiesti cosa significhi qualità nella sua accezione più intima? Cioè cosa significa veramente?...
Qualcuno ha ironizzato (forse Forchetta) sulla Verità assoluta del vino....quando vuole gliela posso spiegare: bisogna aver voglia di capirla però.
Il garbato intervento di Yoda ha tirato in ballo il concetto di gusto, quindi la soggettività della valutazione di un prodotto (vino in questo caso): il gusto personale è invece proprio il primo limite alla crescita culturale del consumatore che paga. Il nostro palato è come quello di un bambino: recepisce il dolce, odia l'acido e non capisce il salato. I grandi vini invece (Chablis, Champagne, Pinot Nero, Nebbiolo, Reisling ecc..) sono grande acidità, grande mineralità e niente zuccheri residui! L'opposto a molti dei vini marmellata che avete citato; aggiungi che tutto ciò che non capiamo, tendiamo a rifiutarlo: quindi parliamo di vini, e produttori, compreso il ciccio, marito di Marina, che non sono artigiani, non interpretano nè la Terra, nè l'uva, ma soltanto il mercato, quindi la dolcezza che tanto piace a noi consumatori bambini.
Cosa c'entra tutto questo: ogni volta che parliamo di questi vini o produttori in termini positivi alimentiamo un mercato che rema proprio contro a noi consumatori che dovremmo pagare quella qualità che non sappia riconoscere.Difendiamoci: partiamo dal concetto che mangiare e bere , in termini assoluti, è un bisogno biologico che non impariamo...l'abbiamo e basta, un pò come scopare!
Scoperesti con una che ha qualche malattia strana?!....Io no.
Allo stesso modo cerco di non bere vini masturbati: deacidificati, decolorati, solforosa a go-go, microfiltrati, profumati, mostificati e chi più nè ha, più ne metta!
Non sono sicuro di averti risposto totalmente, ma le sfumature di questo discorso sono moltissime, la conclusione è una sola però: dobbiamo capire che non esistono vini troppo tannici o troppo alcolici o troppo profumati, esistono troppi vini troppo lavorati, che ci fanno male ogni volta che li beviamo: l'uomo smaltisce attraverso il cuore, il fegato e il cervello 23 milligrammi di solforosa circa senza accusarla; un vino dolce ne contiene fino a 400!! Aggiungici che la solforosa è solo uno dei "cento" aspetti negativi dell'enologia moderna, fatta sempre meno di uva e più di protolli chimici.
Attenzione, questo discorso è molto delicato e si rischia di cadere nell'ideologia...errore! Vuole solo essere uno stimolo alla crescita culturale: sapere che esistono certe porcherie e che queste ci fanno male, non vuol dire non bere più certi vini, significa però berli con una cognizione di causa più ampia, sicuramente non lodandoli.
Per chiudere il discorso sul gusto: a "te" possono piacere le ragazze alte un metro e venti per cento ventichili...e questo è il tuo gusto, la bellezza è però più vicina al concetto di Hunziker; trasportalo nell'alimentazione: a "te" può piacere quel surimi di frattaglie tritate che è l'hamburgher di McDonald's...ok resta il fatto che è una porcheria. Quindi: a me questo vino non piace perchè...però è sicuramente un grande vino perchè...; viceversa questo è un grande vino perchè...e questo invece è un insulto enologico perchè....perchè,per esempio, anche se profuma di fragola, il tannino è devastante e il colore impenetrabile non è fatto con l'uva...e senza uva ci hanno fregato come consumatori!

da corona il 04 lug 2007 06:59


Damjan Podversic dice che il vino fa male perchè contiene alcol (oltre a altre cose) però continua a farlo e a berlo.... la consapevolezza deve essere il punto di partenza nella scelta di quello che cacciamo in corpo (siamo quello che mangiamo e beviamo, non quello che indossiamo o l'auto che guidiamo), magari senza diventare dei talebani dell'enogastronomia.
Ecco che i vini di Masciarelli (visto che Kormy non ne fa il nome ma ne allude -Marina- solamente) si possono anche bere, ma sappiamo che non è quello il prodotto che la natura da sola farebbe se lavorasse anche in cantina.

Concordo,quindi, con quanto detto da Kormy, lo critico perchè poteva spiegarlo meglio fin dal primo intervento.... son certo che non me ne vorrà pe questo. :lol: :lol:

Quando a Rinaldo ho risposto che proprio pian delle vigne e siro pacenti li prendo ad esempio negativo lo intendevo anche per questo aspetto oltre che per quello gustativo.
Mi rimproverava che non per forza piccolo è bello, ma ricordiamoci che di sicuro grande, inteso come numero di bottiglie tutte uguali una all'altra, deve per forza essere poco salutare e quindi non proprio bello.

My two cents

PS: ieri in un bel ristorantino in centro a Brescia (osteria della luna piena... se ci passate provatelo) mi son bevuto un fiano igt Campania veramente bello e... salutare, ma non vi dico come si chiama altrimenti poi finisce subito (600 bottiglie prodotte).

da ilForchetta il 04 lug 2007 10:20


KORMY ha scrittoQualcuno ha ironizzato (forse Forchetta) sulla Verità assoluta del vino.


No, non ero io. :D Io avevo risposto in modo sarcastico al tuo intervento a gamba tesa che, concorderai, non ti poneva in maniera particolarmente simpatica verso il forum. Insomma, come primo intervento poteva essere più soft. :wink:

In ogni caso, la discussione mi pare interessante e approfondita e quindi mi levo di torno, continuate, continuate...

da butter_fly il 04 lug 2007 10:43


ero io 8) che non ho affatto apprezzato il tono di kormy (né gli "argomenti" ...) al suo primo intervento, ma apprezzo invece toni e temi del suo ultimo lungo post.
seguo a ruota ilforky togliendomi di mezzo :P


Immagine


da nebbiolo75 il 04 lug 2007 11:05


Ciao, intanto grazie per la risposta.

Qui vedo che il discorso si fa più ampio e interessante. Direi che si può riassumere in poche parole: importanza dell'etichetta, trasparenza della stessa, denominazioni varie (IGP, DOP, DOCG ecc...)

Quando vado a fare la spesa, cerco il più possibile di controllare l'etichetta. Mi ha dato fastidio il fatto che qualche settimana fa si voleva portare avanti un decreto legge che aboliva per esempio la provenienza di alcuni prodotti. Invece secondo me è importantissimo sapere per esempio la carne da quale allevamento proviene, cosa ha mangiato e come è stata macellata. Io vado spesso da un macellaio che pone queste etichette, uno può anche non crederci, però la cosa assume un diverso aspetto chiamata truffa. Poniamo il caso che questo macellaio dica il vero, io anche se trovo la fettina non perfetta (magari non tenerissima) non ne faccio un dramma perché so che non ha subito processi o avuto alimentazioni particolari. Questo macellaio però si incazza spesso perché i ristoranti che serve, non mettono la provenienza della loro carne e qui secondo me si vede la professionalità e la trasparenza del ristoratore.

Il fatto di vedere tutto il processo di lavorazione del prodotto qualunque esso sia dovrebbe essere una normalità e invece si trovano etichette fumose come la maggior parte dei vini dove figurati a me cosa cavolo me ne frega di sapere che quel vino sa di ciliega o frutto maturo se poi dentro come dici te trovi chimica e manipolazioni (ovviamente legali). Queste etichette complete dovrebbero stare su tutti i prodotti e invece altro prodotto 'fumoso' è l'olio: andate a chiedere in giro la differenza fra un olio IGP e un olio DOP, secondo me il 90% delle persone non ne sa niente ma c'è una differenza abissale. Peggio che mai un olio che non ha neanche queste denominazioni...

Insomma non si potrà essere oggi accorti al 100% però se tutti i consumatori cominciassero a leggere le etichette e pretendere che tutti i produttori espongono un'etichetta chiara e trasparente, forse si potrebbe essere tutti più obiettivi e seri sui giudizi.

da Fante il 04 lug 2007 11:36


Allora dai vini mi tolgo rapidamente di mezzo anch'io e vado a bermi un rosato.

Ma certe cose necessitano di chiarimento

KORMY ha scrittol'uomo smaltisce attraverso il cuore, il fegato e il cervello 23 milligrammi di solforosa circa senza accusarla; un vino dolce ne contiene fino a 400!! Aggiungici che la solforosa è solo uno dei "cento" aspetti negativi dell'enologia moderna, fatta sempre meno di uva e più di protolli chimici.


Aridaje.....vabbè....diciamo qualche numero. In numerosi siti i solfiti sono segnalati come altamente tossici....alla faccia dell'altamente. La maggior parte dei casi clinici riguarda soggetti allergici.

La sintomatologia clinica da esposizione alimentare ai solfiti è quanto mai varia e correlata, in larga misura, alla dose assunta con gli alimenti. Le manifestazioni meno gravi comprendono rinite, eritemi cutanei, congiuntivite, nausea e sintomi da irritazione gastrointestinale, mentre nei casi più gravi si possono manifestare orticaria generalizzata, broncospasmo, edema della glottide, ipotensione e talora shock anafilattico che può insorgere a breve distanza dall’ingestione del pasto.

E si parla di soggetti allergici. Non bisogna scomodare la chimica....prova a dare una biologicissima nocciola a uno che è allergico

Le quantità di solfiti sono fissate per legge. Per la normativa italiana; massimo 160 mg/l per i vini rossi e massimo 210 mg/l per i vini bianchi, per la normativa Europea, con deroghe che permettono agli Stati Membri di elevare il valore massimo di 40 mg/l.
Il comitato scientifico per l'alimentazione umana ha studiato la tossicologia dei solfiti nel 1981. In seguito, il 25 febbraio 1994 tale comitato ha formulato un parere sui solfiti utilizzati come additivi nei prodotti alimentari e ha stabilito una dose giornaliera "ammissibile" di 0-0,7 mg di anidride solforosa per ogni kg di peso corporeo, quantità che si raggiunge rapidamente con due soli bicchieri di vino.....è chiaro che qualche parametro andrebbe rivisitato.

Avrei anche qualche idea sull'enologia moderna paragonata al buon vino del contadino di una volta....ma mi taccio, chè non ho abbastanza frecce....

da silbusin il 04 lug 2007 11:56


Un intervento brevissimo.
Evitiamo di dire "i prodotti di una volta" e "il prodotto del contadino".
Una volta (e ancora adesso) si facevano dei vini "artigianali" orribili destinati per fortuna all'uso domestico e che inacidivano rapidamente.
Una volta c'era l'abitudine delle "grappe del contadino" che pur nell'accezione di buttar via la coda e la testa non davano la minima sicurezza del contenuto residuale di alcol metilico.
Una volta si facevano i salami buonissimi: peccato che sino agli anni 60 le zone del mantovano (tanto per citarne una a caso) avevano un'alta incidenza di tifo e di parassitosi intestinali.
Per cui: una volta (e ancora adesso) l'igiene alimentare era inesistente.
Teniamo solamente conto di questo.

da corona il 08 lug 2007 17:24


silbusin ha scrittoUn intervento brevissimo.
Evitiamo di dire "i prodotti di una volta" e "il prodotto del contadino".
Una volta (e ancora adesso) si facevano dei vini "artigianali" orribili destinati per fortuna all'uso domestico e che inacidivano rapidamente.
Una volta c'era l'abitudine delle "grappe del contadino" che pur nell'accezione di buttar via la coda e la testa non davano la minima sicurezza del contenuto residuale di alcol metilico.
Una volta si facevano i salami buonissimi: peccato che sino agli anni 60 le zone del mantovano (tanto per citarne una a caso) avevano un'alta incidenza di tifo e di parassitosi intestinali.
Per cui: una volta (e ancora adesso) l'igiene alimentare era inesistente.
Teniamo solamente conto di questo.


Certo, ma perchè non provi a confrontare qualche "vino del contadino" (dove il contadino ha una tecnologia che gli permette di avere igiene in cantina, ma non fa uso di alchimie strane, dove nella bottiglia oltre all'uva entra solo l'annata con il suo andamento climatico) con un vino prodotto in milioni di esemplari che ogni anno è uguale a se stesso.

da silbusin il 08 lug 2007 17:38


Quel "contadino" deve comunque possedere quelle tecnologie che gli permettano di presentare un prodotto eccellente.
Tanto per citare una piccola cantina (in termini di resa/qualità): Cabanon nell'Oltrepò pavese.
Il contadino "scarpe grosse e cervello fino" è per fortuna scomparso o se è rimasto i regolamenti in vigore gli impediscono di mettere in commercio prodotti nocivi per la salute.
Se vuole delle bottiglie pulite deve autoclavarle, se vuole che il formaggio non si inquini deve avere dei sitemi di refrigerazione adeguati e deve sapere che tipo di lieviti o muffe adopera.
Io intendevo solamente dire che nell'era della tecnologia l'idea romantica del contadino di una volta fa sorridere. E parlo di tecnologia non di chimica.
E' un po' come dire "...eh sì quel vecchio medico che bravo, fa diagnosi di soffio al cuore con il solo fonendo..." quando c'è l'ecocardiogramma...eh, perbacco!
Parliamo di tecnologie, di rispetto dell'ambiente, dell'igiene, della buona conservazione, dell'aggiornamento professionale.
Non di chimica e adulterazioni.
La tecnologia non è disgiunta, anzi cammina assieme, alla passione e all'altissima professionalità.
In tutti campi.
Se no ci troviamo a far la filosofia di bruno125 e commuoversi davanti ad un vino scadente solo perchè lo fa un "contadino di quelli di una volta".
Quindi il mio intervento era ristretto solo al campo delle capacità tecnologiche.
Ultima modifica di silbusin il 08 lug 2007 23:32, modificato 1 volta in totale.

da corona il 08 lug 2007 17:57


silbusin ha scrittoQuel "contadino" deve comunque possedere quelle tecnologie che gli permettano di presentare un prodotto eccellente.
Tanto per citare una piccola cantina (in termini di resa/qualità): Cabanon nell'Oltrepò pavese.
Il contadino "scarpe grosse e cervello fino" è per fortuna scomparso o se è rimasto i regolamenti in vigore gli impediscono di mettere in commercio prodotti nocivi per la salute.
Se vuole delle bottiglie pulite deve autoclavarle, se vuole che il formaggio non si inquini deve avere dei sitemi di refrigerazione adeguati e deve sapere che tipo di lieviti o muffe adopera.
Io intendevo solamente dire che nell'era della tecnologia l'idea romantica del contadino di una volta fa sorridere. E parlo di tecnologia non di chimica.
E' un po' come dire "...eh sì quel vecchio medico che bravo, fa diagnosi di soffio al cuore con il solo fonendo..." quando c'è l'ecocardiogramma...eh, perbacco!
Parliamo di tecnologie, di rispetto dell'ambiente, dell'igiene, della buona conservazione, dell'aggiornamento professionale.
Non di chimica e adulterazioni.
La tecnologia non è disgiunta, anzi cammina assieme, alla passione e all'altissima professionalità.
In tutti campi.
Se no ci troviamo a far la filosofia di bruno125 e commuoversi davanti ad un vino scadente solo perchè lo fa un "contadino di quelli di una volta".
Quindi il mio intervento era ristretto solo al campo delle capacità tecnologiche.


non capisco: cosa impedisce al contadino "scarpe grosse, cervello fino" di avere le giuste tecnologie?
Ieri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule: solforosa prossima allo zero, igiene in antina credo ce ne sia, vino stupendo.
Perchè dobbiamo per forza usare lieviti selezionati chissà dove, perchè dobbiamo usare tannino finto, perchè la gomma arabica....

da Fante il 08 lug 2007 18:01


corona ha scrittoIeri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule


....aridaje con sti biodinamici.....

da corona il 08 lug 2007 18:03


Fante ha scritto
corona ha scrittoIeri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule


....aridaje con sti biodinamici.....


E' qui l'errore: non me ne frega che ci sia scritto "bio-sta' nerchia" in etichetta, ma che ilvino sappia di uva e non di chimica.

da Fante il 08 lug 2007 18:33


corona ha scrittoE' qui l'errore: non me ne frega che ci sia scritto "bio-sta' nerchia" in etichetta, ma che ilvino sappia di uva e non di chimica.


Vuoi dire che i vini delle grandi aziende sanno di pesticidi e conservanti? Saresti l'unico a sentirli....

da tpt il 08 lug 2007 22:23


corona ha scrittonon capisco: cosa impedisce al contadino "scarpe grosse, cervello fino" di avere le giuste tecnologie?
Ieri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule: solforosa prossima allo zero, igiene in antina credo ce ne sia, vino stupendo.
Perchè dobbiamo per forza usare lieviti selezionati chissà dove, perchè dobbiamo usare tannino finto, perchè la gomma arabica....


Ecco, l'unico problema sta proprio nel tuo "credo" ...
Posso semplicemente dire che quando sento parlare del "vino del contadino" l'immagine ed il gusto che mi si paventano sono quelle di un prodotto naturale. Nella realtà dei fatti nessuno può garantirci la genuinità di un prodotto in modo assoluto.
Si è scoperto nei Colli Berici, non tanti anni addietro, che il vino casereccio ... tanto puro non era ... la gente è finita al Creatore.
Potresti controbattere che lo stesso vale per le Cantine di produzione etichettate, con "un nome" potrebbero fare lo stesso.
Unica garanzia ... (mica tanto .... a dirla tutta) è che l'Ufficio Igiene ed Alimenti della ASL di competenza faccia le sue dovute verifiche.
E' pur vero che il personale di dette strutture è senza dubbio sottodimensionato rispetto all'enormità del lavoro che dovrebbe svolgere e che i controlli vengono fatti a campione. Diciamo anche che certi personaggi di detti uffici amano controllare sempre determinati locali (parlo anche di ristoranti, ovviamente), determinati esercizi commerciali (e qui parlo di note pescherie, di note macellerie), di note cantine ....
Ci scappa talvolta il pranzo gratis, la spesa gratis, la cantina rifornita.
Ma non tutti i chimici, i veterinari, etc ... delle ASL per nostra fortuna sono sifatti ... e capita comunque più sovente che controllino i grandi nomi (per via dei grandi numeri) piuttosto che i contadini.
Insomma ... cerchiamo di leggere le etichette, di fidarci del contadino che davvero conosciamo e di bere bene a prescindere da tutte queste falegnamerie mentali. :D

da KORMY il 08 lug 2007 23:01


La comunicazione è il dramma di questo decennio..., soprattutto quella finta, fatta solo del rumore della propria tastiera...: "una volta" questo famoso contadino, d'ora in poi Artigiano, piantava la vite a sinistra e a destra della sua cascina; poi si accorgeva che a destra ( o a sinistra) la stessa vite dava risultati diversi.
Il lato migliore rimaneva a vite, l'altro , che ne so, a grano.
Fin qui nulla di strano, ma è proprio ora, Fante, che ti perdi: quell'artigiano non aveva la minima idea del perchè, non conosceva e non aveva li strumenti teorici per capirlo, era così e basta.
Oggi, lo stesso Artigiano conosce: ora sappiamo quanto conta l'esposizione, cosa accade in fermentazione, durante i travasi , sappiamo quanto è importante la pulizia delle vasche, il processo di osmosi del legno ecc.. ecc..
Per farla breve se quel contadino potesse fare di nuovo il suo vino con le conoscenze di oggi, farebbe sicuramente un grande prodotto, non so se edonisticamente più buono, ma sicuramente più vero....non c'entra la Biodinamica, c'entra il rispetto del lavoro che fai, la consapevolezza del perchè lo fai, e il peso della responsabilità di quando gli altri, magari propro tuo figlio, mangia o beve quella che hai creato.
...la chimica si sente, basta avere il termine di paragone: è ovvio che finchè continuiamo ad omologarci il naso e il palato il sapore della carne sarà quello del MacDonald's e il profumo di fragola quello dei lucidalabbra!! Auguri.

da tpt il 08 lug 2007 23:05


Kormy, cerca di ricordare che dietro al campo, come dietro alla grande azienda ci sono sempre degli uomini. Alcuni onesti ed altri meno.
Magari pulire male le bottiglie per non sostituire l'autoclave qualcuno lo fa, non credi?

da silbusin il 08 lug 2007 23:08


corona ha scrittonon capisco: cosa impedisce al contadino "scarpe grosse, cervello fino" di avere le giuste tecnologie?
Ieri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule: solforosa prossima allo zero, igiene in antina credo ce ne sia, vino stupendo.
Perchè dobbiamo per forza usare lieviti selezionati chissà dove, perchè dobbiamo usare tannino finto, perchè la gomma arabica....

Non capisco?
Nesuno impedisce niente a nessuno. Il produttore deve rispettare l'ambiente, essere aggiornato professionalmente, avere nella filiera produttiva tutte le norme igieniche previste dai regolamenti.
Non chiedo altro.
Che la tecnologia alimentare corretta sia adoperata, il che significa: prodotto eccellente.
Ancora con Maule? Con biodinamico che non è biologico e con Steiner sullo sfondo...per cortesia.
Restiamo nell'ambito degli argomenti.

da corona il 08 lug 2007 23:34


silbusin ha scritto
corona ha scrittonon capisco: cosa impedisce al contadino "scarpe grosse, cervello fino" di avere le giuste tecnologie?
Ieri mi son bevuto il pico 2003 di angiolino maule: solforosa prossima allo zero, igiene in antina credo ce ne sia, vino stupendo.
Perchè dobbiamo per forza usare lieviti selezionati chissà dove, perchè dobbiamo usare tannino finto, perchè la gomma arabica....

Non capisco?
Nesuno impedisce niente a nessuno. Il produttore deve rispettare l'ambiente, essere aggiornato professionalmente, avere nella filiera produttiva tutte le norme igieniche previste dai regolamenti.
Non chiedo altro.
Che la tecnologia alimentare corretta sia adoperata, il che significa: prodotto eccellente.
Ancora con Maule? Con biodinamico che non è biologico e con Steiner sullo sfondo...per cortesia.
Restiamo nell'ambito degli argomenti.


guarda che il biodinamico e il biologico io non li tiro in ballo, io parlo di rispetto della natura, di rispetto del proprio lavoro e di rispetto per quelle persone che si metteranno in corpo un determinato prodotto, se poi uno vuol scrivere in etichetta bio-minchia a me proprio non me ne frega.

Kormy dice cose di una chiarezza esemplare, resto meravigliato che non si capiscano al volo.

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