Notizie varie, opinioni, approfondimenti, discussioni sulle tematiche del grande mondo del vino, della birra e dei distillati.
28 messaggiPagina 1 di 2
1, 2

Non basta il tavernello?

da scogghi il 14 nov 2011 13:14


Il vino nelle bottiglie di carta si presenta oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera, con un articolo a firma di Roberto Perrone. In Inghilterra l'azienda Greenbottle ha lanciato i primi contenitori completamente riciclabili che potrebbero apparire sugli scaffali dei supermercati a partire dal 2012. Pesano solo 55 grammi contro i 500 della bottiglia in vetro con conseguente risparmio nel trasporto e nelle spedizioni e contengono al loro interno una pellicola di plastica riciclabile capace di conservare la bevanda. Hanno un impatto ambientale molto basso e in termini di costi di produzione e smaltimento pesano il 10% rispetto a quelle in vetro. L'azienda Greenbottle che ha lanciato questa bottiglia nel mercato del latte ora vuol sbarcare nel mercato del vino stringendo accordi con altre aziende produttrici di bottiglie nel continente europeo. (Allora ha ragione il professor Scienza quando dice che c'è una spinta a far tornare il vino una commodity.

Voi che ne pensate :?: A me pare "na strunzata"...

Il pesce in mare e la padella sul fuoco.....

da stefanbo il 14 nov 2011 19:34


Anche a me, con la sola eccezione dei vari, improbabilissimi vini iper low cost, che comunque in larga parte già sono in brik. Qualsiasi vino degno del nome DEVE restare in vetro.

Altro discorso per il tappo, ha preso piede quello sintetico, anche in alcuni bianchi di fascia medio-alta: conservare il sughero per i grandi rossi, vista la scarsità della produzione di sughero, mi pare una buona idea

da stefanbo il 14 nov 2011 19:36


Anche a me, con la sola eccezione dei vari, improbabilissimi vini iper low cost, che comunque in larga parte già sono in brik. Qualsiasi vino degno del nome DEVE restare in vetro.

Altro discorso per il tappo, ha preso piede quello sintetico, anche in alcuni bianchi di fascia medio-alta: conservare il sughero per i grandi rossi, vista la scarsità della produzione di sughero, mi pare una buona idea

da bovinadoropa il 16 nov 2011 13:19


ora so che mi ucciderete ma noi il vino da pasto lo prendiamo in un onesta cantina sociale di Piverone ,andiamo lì con le dame o le taniche e lo imbottigliamo a casa ,bene il bianco è un erbaluce non doc e costa sfuso 1.20 al litro ,il rosè 1.60 e barbera o nebbiolo tra 1.65 e 1.85 al litro ,ovviamente con scontrino fiscale rilasciato , noi ,e non solo noi visto il numero di clienti anche commerciali ,troviamo che siano onestissimi e bevibilissimi vini ,certo giovani e sicuramente non avranno profumi di etc etc etc ,ma sicuramente non avvelenano ,e al contrario dei vari acinelli et similia non sfondano lo stomaco e anzi se scappa un bicchiere non lascia tracce il giorno dopo voi che dite ? (qualcuno mi protegge da Inappetente please ? )la cantina ha pure un sito internet

da silbusin il 16 nov 2011 13:53


Se fai un vino in carta vuol dire che è pastorizzato e quindi non deve accidentalmente fermentare se no ti crea gas e ti salta per aria tutto (così quei due pistola della pubblicità: "tu tieni qui i brick? Ma è Ronco!" ritornerebbero di sopra tutti lavati...). La pastorizzazione si fa con il calore (es. tindalizzazione). Ergo: che vino è?

da stefanbo il 16 nov 2011 14:08


Ti difendo io Bovinadoropa dalle ire funeste di Giove Inappetente 8) :D :D

A Roma non ho molta scelta, ma dato che trascorro ogni anno da molto tempo le vacanze nelle Marche anch'io mi rifornisco nelle varie cantine sociali di zona: idem come te: vini della zona (Passerina, Falerio, Pecorino per i bianchi, Rosso Piceno per i rossi), prezzi varianti da 1,20 a 2,50 al litro, mai fatto male, e l'ultima cantina scovata è addirittura certificata biologica.

Amerei moltissimo pasteggiare tutti i giorni a grandi vini, d'Oltralpe principalmente ma anche italiani, ma non sempre si può :cry: :D

da inappetente il 16 nov 2011 17:15


..OK, salto questo thread facendo finta di non avere letto niente (neanche da Silbusin... 8)

da santippe28 il 16 nov 2011 17:20


evvai Bovi , pensa che a me piace la Bonarda della cantina sociale di broni e anche il pinot nero vinificato in rosa. Inapppp, ti consento di spernacchiarmi ( moderatamente eh ! ) :lol:

da bunny46 il 16 nov 2011 17:34


bovinadoropa ha scrittoora so che mi ucciderete ma noi il vino da pasto lo prendiamo in un onesta cantina sociale di Piverone ,andiamo lì con le dame o le taniche e lo imbottigliamo a casa ,bene il bianco è un erbaluce non doc e costa sfuso 1.20 al litro ,il rosè 1.60 e barbera o nebbiolo tra 1.65 e 1.85 al litro ,ovviamente con scontrino fiscale rilasciato , noi ,e non solo noi visto il numero di clienti anche commerciali ,troviamo che siano onestissimi e bevibilissimi vini ,certo giovani e sicuramente non avranno profumi di etc etc etc ,ma sicuramente non avvelenano ,e al contrario dei vari acinelli et similia non sfondano lo stomaco e anzi se scappa un bicchiere non lascia tracce il giorno dopo voi che dite ? (qualcuno mi protegge da Inappetente please ? )la cantina ha pure un sito internet

Io ti seguo a ruota con la sola differenza che i vini li compro alla Cantina Sociale dei Colli Novaresi a Fara Novarese
Stessi vini, prezzi simili siamo in due da proteggere :)

da silbusin il 16 nov 2011 18:40


:mrgreen:
L'esempio della pastorizzazione del vino con il calore era ricordare da una parte il metodo adoperato da Pasteur e dall'altro che, con la solforosa, si inibiscono tutti i fattori fermentativi che possono causare busciamenti e gonfiare i tetrapack. D'altro canto industrialmente i processi di chiarificazione (freddo, centrifugazione, filtro, la gelatina, la caseina, le sieroalbumine, la chiara d'uovo, la colla di pesce, la colla d'ossa, la bentonite,) devono rendere il vino vendibile.
Comunque non è farina del mio sacco ma di chi se ne intende: http://www.vinimania.com/_maturazione_e ... e_vini.php
Cavicchioli sulla riviera romagnola aveva cercato di vendere il lambrusco mosso in lattine chiamandolo Italian Coca Cola. In lattine però. Non in cartoni. Fu un bagno di sangue. Anche i tedeschi non abboccarono.
Si fa per parlare. Se ci si confronta invece con primus sulla quantistica dell'universo bisogna allora adoperare la Cochrane Library.
C'è da dire che il consumo del tavernello è drasticamente aumentato nel primo semestre del 2011: il che la dice lunga non sulla enocompetenza ma sulla crisi profonda economica del nostro paese.
Per dirla seriamente: tra etilometro e palanche e liste di vini in cui la gradazione minima va da 13% vol in su, la ristorazione (lo dice la confcommercio) ha visto diminuire del 18% il consumo del vino con una previsione del 25% sull'anno mobile.
Meditate gente.
Perchè è pur vero che sempre di pastasciutta si tratta, ma anche di imprese commerciali che falliscono. Il che non fa sorridere nessuno.

da stefanbo il 16 nov 2011 18:52


Quoto il discorso del Saggio Gatto in toto con solo un distinguo.
Verissimo che nelle liste dei ristoranti trovi i vini dai 13° in su, ma la colpa qui è un po' del mercato, un po' della stampa e indirettamente quindi un po' del consumatore, ben poco del produttore.
Nessuno vuol più sentir parlare di bianchi non strutturati/barricati e/o di rossi leggeri e beverini (novello a parte, comunque in crisi).
Nessuno li ordina più e la lista dei ristoranti non fa altro che rispecchiare la tendenza del consumatore: 40 anni fa Soave Bertani, 30 anni fa Galestro, oggi bianchi e rossi da stendere un elefante.

Ah, dove sono i famosi, immarcescibili ed immutabili 12,5° (SEMPRE uguali, massimo 13, 13,5 per qualche Condieu e Côtes du Rhônes) dei nostri cugini d'Oltralpe.... :cry:

da bovinadoropa il 16 nov 2011 19:01


@bunny 46 anche la vespolina dei colli novaresi non è male ,andavamo anche noi alla cantina sociale dei colli novaresi ,poi abbiamo scoperto la cantina di Piverone ,molto più vicina a Biella ,grazie per l'incoraggiamento Stefanbo e Santippe 28 ,i colli pavesi sono piuttosto fuori rotta per noi , i marchigiani manco a parlarne ( sob snif ) ma a volte andiamo a Vinchio Vaglio per la barbera ,in verita per un agriturismo che piace al mio compagno, menomale che Inappetente si astiene però

da bunny46 il 16 nov 2011 19:09


bovinadoropa ha scritto@bunny 46 anche la vespolina dei colli novaresi non è male ,andavamo anche noi alla cantina sociale dei colli novaresi ,poi abbiamo scoperto la cantina di Piverone ,molto più vicina a Biella ,grazie per l'incoraggiamento Stefanbo e Santippe 28 ,i colli pavesi sono piuttosto fuori rotta per noi , i marchigiani manco a parlarne ( sob snif ) ma a volte andiamo a Vinchio Vaglio per la barbera ,in verita per un agriturismo che piace al mio compagno, menomale che Inappetente si astiene però

Compro sempre qualche bottiglia di vespolina,
Vado a Fara perchè avendo una casa a Valle San Nicolao (BI) ci passo venendo da Milano

da silbusin il 16 nov 2011 19:10


Condivido appieno. Non si riesce a trovare in lista un 12,5% vol. Non fa figo. Come mai per i cugini d'Oltralpe si?
Sabato sera sono andato da Rinco e gli ho chiesto una bonardina mossa...Cabanon 13,5% vol se non ricordo male. Io un bicchiere, mia moglie due. Mezza bottiglia lasciata. E prima del casello di Groppello Cairoli e subito dopo l'entrata c'erano due posti di blocco della polizia. Alle 22.30 non a notte inoltrata.
Quindi, ripeto, condivido il distinguo e il fatto che non si possano bere vini con alcolimetria moderata. Di fatto nelle mie cene il vino mi costa il doppio. E lo stesso trend c'è ormai nelle birre. Pasteggiare con una 4,5-5,5% vol? Maccchècazzo! Baladin da 9% vol o Valdorcia da 10,5% a 12 € a bottiglia, se bastano.
Comunque pensieri che lasciano il tempo che trovano. E' il mercato che fa le scelte.

da bovinadoropa il 16 nov 2011 19:15


ma ho abitato a Valle san nicolao per un pò ,ti dice niente frazione Bertola ? anni o secoli fa abitavo una casa atroce lì ,ma dietro casa salivi nel parco del monte Rovella ,ci facevo allenamento tra fagiani , caprioli ,tassi ,colubri lunghissimi ,ma che ricordi....... ,adesso ci passa sotto un inutile superstrada ,non ho il coraggio di ritornarci sigh

da bunny46 il 16 nov 2011 19:20


bovinadoropa ha scrittoma ho abitato a Valle san nicolao per un pò ,ti dice niente frazione Bertola ? anni o secoli fa abitavo una casa atroce lì ,ma dietro casa salivi nel parco del monte Rovella ,ci facevo allenamento tra fagiani , caprioli ,tassi ,colubri lunghissimi ,ma che ricordi....... ,adesso ci passa sotto un inutile superstrada ,non ho il coraggio di ritornarci sigh

La casa è in frazione Bertola 7 (quella della Iolanda che è morta, affittatami dal nipote Luciano nel 95)

da stefanbo il 16 nov 2011 19:22


Tanto per finire (anche perchè ho portato il thread leggermente OT) ricordo che la legge italiana stabilisce che il volume di alcool riportato in etichetta sia quello minimo.
Per intenderci, scrivo 12,5 non può essere 12,4, pena multa.

Ma se invece è 13 va bene :shock:

Ed ho parlato con molti rappresentanti e produttori quando bazzicavo il mondo del vino che mi confermavano, quasi contenti che mica era vero che il loro vino faceva (per dire) 12°, nooooo, faceva sicuramente 13 o anche 13,5° ma non lo scrivevano per non "impressionare" il consumatore (ammetto, era 15 anni fa, e la moda sui vini ad alta gradazione ancora non aveva preso il sopravvento) :roll:

da bovinadoropa il 16 nov 2011 19:26


non ricordo il numero ma in cima alla salita ripida facevi il tornante alla Loeb o andavi diritto verso l'altra parte della frazione ? io ci sono arrivata circa nel 2001 ,ma pensa te ,non ci posso credere miiii

da primus il 16 nov 2011 19:41


silbusin ha scritto Se ci si confronta invece con primus sulla quantistica dell'universo, ci fa un culo tanto...


La teoria quantistica e la relatività sono le strutture portanti della fisica teorica, e gran parte della storia recente di questa disciplina può essere considerata il cammino delle idee che sono state proposte per conciliare due quadri del mondo apparentemente inconciliabili.
La relatività è il momento più alto, ed in certa misura conclusivo, della fisica classica, la grande conciliazione tra la fisica di Newton e quella di Maxwell all’interno di una cornice concettuale unitaria che è lo spazio-tempo di Einstein. Successivamente la relatività generale ha mostrato che lo spazio-tempo non è soltanto un contenitore passivo dei fenomeni fisici, ma una struttura “elastica” che può descrivere la forza gravitazionale secondo la famosa espressione di J.A.Wheeler: la materia dice allo spazio-tempo come curvarsi, e lo spazio-tempo curvo dice alla materia come muoversi. La fisica relativistica è una fisica locale (ciò che è là è determinato da ciò che è qui, secondo l’idea di campo) e deterministica (il prima fissa in modo univoco il dopo). Una nozione centrale nella geometria della relatività è dunque quella di evento, il punto di spazio-tempo considerato la condizione minima essenziale per descrivere un fatto fisico.
La teoria quantistica introduce il dualismo onda-particella, la sovrapposizione degli stati (il gatto di Schrödinger!), l’aspetto “granulare” dell’energia ed il principio di Heisenberg. È non-locale ed indeterminista.Un sistema quantistico è descritto da una funzione d’onda che ne esprime le storie dinamiche in termini probabilistici. Per comprendere la differenza profonda tra i due approcci consideriamo due punti A e B nello spazio ed una particella in moto. Nella fisica classica, specificate le caratteristiche della particella e le forze in gioco, c’è un’unica traiettoria che conduce la particella da A in B. In meccanica quantistica gli integrali di cammino (path-integrals) descrivono lo spazio infinito di tutte le configurazioni possibili per una transizione della particella da A in B. Le equazioni non ci indicano in generale di poter scegliere una traiettoria, ma ci dicono che la particella è andata da A in B seguendo tutti i percorsi allo stesso tempo! L’aspetto non-locale e non determinista dei processi quantistici elude le nozioni di separazione spaziale e di durata temporale. Queste, come tutta la fisica classica, hanno un senso soltanto in quei casi in cui è possibile assegnare ad ogni possibilità quantistica un peso di probabilità, questione connessa al problema della decoerenza, ossia lo studio delle condizioni in cui è possibile che dal “tessuto” quantistico del mondo emergano processi di tipo classico.
La questione diventa ancora più complessa se consideriamo l’intero universo come un oggetto quantistico. In questo caso infatti la trama “sfuocata” dello spazio-tempo pone il problema di una teoria quantistica della gravitazione in grado di conciliare i concetti quantistici, le equazioni di Einstein e la cosmologia del big-bang nella sua forma tradizionale; inoltre, chiedersi qual è la probabilità dell’universo equivale a riproporre una delle domande più antiche e radicali della storia del pensiero: perché il mondo è fatto così e non in altro modo, perché c’è qualcosa invece di nulla?
Al centro di queste domande c’è l’equazione di Wheeler-DeWitt che definisce la funzione d’onda d’universo, ossia la probabilità associata ad un universo con una certa curvatura e densità di materia-energia. Per capire il problema posto da quest’equazione bisogna ricordare la distinzione tra leggi e condizioni al contorno. Le prime sono proposizioni sul mondo fisico valide in generale, le seconde specificano come una legge si manifesta in relazione alle caratteristiche particolari del sistema studiato. “Risolvere un’equazione” non vuol dire semplicemente individuare una classe di soluzioni, ma implica anche di “fissarne” una attraverso le condizioni al contorno. In un problema di meccanica newtoniana ad esempio, queste sono date dai vincoli geometrici sulla dinamica e dalla posizione e velocità della particella.
Nel caso della Wheeler-DeWitt le condizioni al contorno del sistema sono date dal sistema stesso, poiché l’universo è la totalità degli eventi fisici, ed è dunque unico. Risolvere l’equazione fondamentale della cosmologia quantistica significa allora trovare le condizioni tali da ottenere la funzione d’onda in grado di descrivere l’universo che osserviamo tra tutti gli universi possibili implicitamente contenuti nell’equazione. La cosa può essere vista anche in modo più suggestivo. Possiamo infatti ammettere che ogni universo differisca da un altro per la forma delle leggi ed i valori delle costanti fondamentali. All’interno di ogni universo, evidentemente, leggi e costanti formano una struttura logicamente non-contraddittoria. Lo studio della Wheeler-DeWitt appare allora strettamente connesso con la ricerca di una teoria del tutto in grado di giustificare la coerenza delle leggi naturali, una “super-legge” che definisce le caratteristiche strutturali del mondo fisico così come le conosciamo.
Per ragioni sottilmente quantistiche, non è neppure possibile pensare di ricavare qualche indicazione studiando l’insieme delle soluzioni possibili senza un approccio al problema delle condizioni. Con una dimostrazione definitiva, e molto elegante, nel 1986 R.Geroch e J.B. Hartle hanno infatti dimostrato che gli universi contenuti nella Wheeler-DeWitt non si possono neppure contare in linea di principio. Se immaginiamo un mega-computer ideale (macchina di Turing) che enumera uno per uno gli universi possibili ordinati in classi individuate da un parametro, le foliazioni spaziotemporali, non soltanto questo lavoro non avrà mai fine, ma da questo calcolo resteranno sempre fuori un numero infinito di classi d’universo. In altre parole, il calcolo degli universi della Wheeler-DeWitt è un problema indecidibile nel senso di Gödel-Turing.
L’universo senza bordi di Hartle e S. Hawking (1983) ha contribuito in modo essenziale a modificare l’immagine tradizionale del big- bang come espansione a partire da un punto-evento singolare. Nella teoria di Hartle-Hawking viene infatti introdotto un “tempo curvo” che elimina la singolarità, ripristinando una situazione ad alta simmetria. Dal punto di vista fisico questo equivale ad una funzione d’onda ben nota, quella dell’effetto tunnel, uno dei fenomeni più tipici del regno quantistico. Nella fisica classica ci sono solo due possibilità per una particella davanti ad una barriera di potenziale: l’energia è inferiore, e la particella resta intrappolata; l’energia è superiore, e la particella può superare la barriera. Nel caso di un oggetto quantistico c’è sempre una probabilità non nulla che la particella possa attraversare la barriera per effetto tunnel. Questo attraversamento è un fenomeno non-locale, ossia non gli può essere attribuita una “durata” ma è piuttosto una transizione quantistica a tempo immaginario (rotazione di Wick). Un universo guidato da una funzione d’onda di questo tipo corrisponde ad un universo che nasce per effetto tunnel dal vuoto quantistico attraverso un processo di rottura di simmetria. Il big-bang, dunque, non va inteso come un fenomeno di espansione a partire da una singolarità, ma come una nucleazione dal vuoto, una sorta di “cristallizzazione” degli universi possibili in una configurazione definita che è la geometria ipersferica dell’universo di De Sitter. La proposta di Hartle-Hawking apparve insieme seducente ed arbitraria, volta più a rimuovere la singolarità iniziale che a giustificare la geometria adottata.E’ interessante notare che già a partire dalla fine degli anni ‘50 la teoria degli universi ipersferici sviluppata da Luigi Fantappiè e Giuseppe Arcidiacono mostrava che dal punto di vista della teoria dei gruppi il modello di De Sitter è l’ampliamento più “naturale” della geometria relativistica di Einstein-Minkowski, e l’unico compatibile con uno spazio-tempo a 3+1 dimensioni. In questa teoria si delinea una connessione necessaria tra la dinamica quantistica dell’universo e la sua struttura geometrica profonda, suggerendo un approccio alla “super-legge” molto potente ed ancora largamente inesplorato.
Altre proposte di grande interesse sono venute dalle stringhe, dai twistors e dai loops. Nella teoria delle stringhe lo spazio-tempo è un dominio di coerenza tessuto dall’attività multidimensionale delle corde, nelle teorie dei twistors e dei loops è invece la conseguenza della tassellatura di particolari “grani di spazio”. Al di là delle notevoli differenze, queste teorie possono essere ricondotte all’idea fondamentale espressa da D. Bohm e D. Finkelstein di poter ricondurre l’explicate order dello spazio-tempo ad un implicate order costituito da una rete di transizioni quantistiche elementari non-locali.
Un approccio affascinante nasce dal complesso dibattito sull’interpretazione della meccanica quantistica. Si tratta della Many-Worlds Interpretation, ideata nel 1957 da H. Everett III, elaborata successivamente da Wheeler e DeWitt e più recentemente riportata a nuova luce da D. Deutsch. L’assunto è di radicale semplicità: considerare ogni storia quantistica come una componente attuale di un’unica struttura, il multiverso. In questa teoria le famose questioni sul gatto di Schrödinger, sul ruolo dell’osservatore e sul “collasso” della funzione d’onda non si pongono neppure: <gatto vivo> e <gatto morto> sono due eventi fisici entrambi veri su foliazioni spaziotemporali diverse. Per descrivere questo scenario si usa spesso il termine impreciso di “universi paralleli” , perdendo in questo modo l’aspetto peculiare del multiverso ossia l’entanglement, la sovrapposizione ed interferenza degli stati quantistici. Ogni universo è correlato in modo non-locale agli altri tramite la costante di Planck, che in questa visione è una sorta di “indice” della scala di coerenza quantistica delle storie. La Wheeler-DeWitt è dunque l’equazione fondamentale della trama quantistica del multiverso e dei suoi “dispiegamenti” classici. L’insieme di una serie di realtà interconnesse non è soltanto suggerito dal formalismo - D. Deutsch afferma decisamente che dopo decenni di dibattiti sull’interpretazione della teoria “possiamo fidarci della fisica quantistica”-, ma trova una forte argomentazione a favore nel quantum computing, che proprio in questi anni si avvia verso il passaggio decisivo da speculazione teorica a tecnologia con aspetti molto concreti e promettenti.
La lezione che possiamo trarre da questa rassegna ci riporta alla lezione di Niels Bohr, uno dei padri della fisica moderna. La meccanica quantistica non mette in discussione la nozione di una “realtà” oggettiva del mondo fisico, ma il linguaggio e i modelli da noi costruiti per indagare fenomeni molto lontani dalla nostra esperienza “classica”. È questa la sfida concettuale profonda della cosmologia quantistica.


firmato: praimus.

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da silbusin il 16 nov 2011 20:52


primus ha scritto
Fra le innovazioni che si sono manifestate precocemente nei protisti c'è certamente la meiosi, ovvero una divisione cellulare che assicura una ripartizione perfetta delle informazioni genetiche da una cellula madre a due cellule figlie. Gli insiemi degli individui derivati dalle successive divisioni mitotiche, a partire da una cellula madre, sono detti cloni. Molti praimus si dividono ancora unicamente per via asessuale, tuttavia, in ogni classe, esistono specie che presentano una riproduzione sessuale, ovvero la messa in comune di patrimoni ed informazioni genetiche fra cellule ed il successivo riassortimento delle informazioni. Il riassortimento avviene attraverso un processo meiotico nucleare che può avvenire in tre fasi diverse del ciclo riproduttivo, cioè può precedere o seguire la riproduzione sessuale oppure essere intermedia. Nel primo caso si ha un ciclo detto diplonte, dal momento che tutto il ciclo vitale è allo stadio diploide. Nel secondo caso tutto il ciclo vitale è aplonte e nel terzo caso il clone attraversa una fase diplonte a 2n cromosomi a cui segue una fase aplonte ad n cromosomi che precede la formazione dei gameti per la riproduzione sessuale.
L'efficienza nel dare variabilità nella riproduzione sessuale dipende dal numero di informazioni diverse portate dentro il nucleo dello zigote; quindi la fusione di n nuclei diversi porta più informazioni rispetto allo zigote formato da due nuclei. Si suppone che questa via sia stata tentata dai praimus, ma dal momento che ha in sé molti svantaggi, tra cui una difficoltà nella meccanica segregativa degli alleli e difficoltà di tipo logistico, la conclusione è che sia stata selezionata negativamente a favore della fusione tra due sole cellule. La fusione tra le cellule segue un criterio di accettabilità universale: ogni praimus di una specie può trovare il partner in qualsiasi altro praimus della stessa specie, con il vantaggio che ogni individuo può accedere a tutto il “pool” genico della specie, rispettando però anche il “fattore di riconoscimento” al fine di favorire la produzione di variabilità della fitness (possibilità di riprodursi e di dare una prole fertile) negli immediati discendenti. Questo assicura alle cellule di riconoscere se stesse e le altre cellule identiche, indirizzando cosi l'accoppiamento tra partners diversi. Su questa base, un sistema di selezione di accoppiamento permette di dividere i praimus in due o più classi di accoppiamento. Il modo più vistoso del differenziamento con cui la bipolarità può manifestarsi è quello morfologico. Questo è comune nei gameti di certi Fitoflagellati, Ciliati, Sporozo, Comunisti. In molti casi la differenza di dimensione (anisogamia) trae origine da divisioni ineguali e differenziazioni specifiche. In alcuni casi il differenziamento non è di questo tipo ed i gameti sono morfologicamente indistinguibili (isogamia). Ma è stato possibile dimostrare su basi biochimiche e fisiologiche che ogni coppia è formata da partner a polarità sessuale distinta.
La determinazione delle classi di accoppiamento avviene attraverso due meccanismi: in certe specie è genotipica ed in altre è fenotipica o modificatoria. Tutto ciò senza una regola ben precisa, infatti, nell'ambito di uno stesso genere, coesistono specie a determinazione genetica ed altre a determinazione fenotipica. Si è scoperto, inoltre, che nei praimus a determinazione fenotipica sono presenti, in ogni cellula, entrambe le potenzialità genetiche; quale fra queste venga espressa può essere casuale o dipendere da condizioni ambientali talvolta rigorosamente precisabili. Prendendo in considerazione i Ciliati, si parla di multipolarità che è il risultato di molte forze contrapposte che tendono a limitarne o a promuoverne l'entità numerica. Un equilibrio a livello di qualunque numero eccetto due può presentare ampie oscillazioni. Il numero più stabile è dunque due, il più comune tra i Protozoi. Tuttavia l'esistenza di una multipolarità nei Ciliati ed in alcuni funghi è indice del fatto che anche questa via evolutiva della sessualità è stata tentata da gruppi di microrganismi anche se solo pochi l'hanno mantenuta fino ad adesso.
Affinché la riproduzione sessuale si realizzi sono necessarie alcune condizioni, come l'incontro di praimus della stessa specie. In generale le condizioni ambientali prima assecondano una riproduzione asessuale e poi variano, determinando la comparsa di modificazioni tali da favorire la riproduzione sessuale. La moltiplicazione degli individui ed il successivo differenziamento sessuale facilitano l'incontro casuale. Un praimus di norma si avventura nel processo della riproduzione sessuale in uno stadio particolare del ciclo vitale, cioè dopo aver raggiunto la maturità ed in una fase ben precisa del ciclo nucleare che corrisponde allo stadio G1 o fase S, quindi si presuppone un coordinamento delle fasi nucleari dei due partner. Durante la fase G1 si ha un rallentamento della divisione cellulare dovuto alla carenza di cibo e quindi quando la riproduzione sessuale è avvantaggiata
.


firmato: praimus.

:shock:

28 messaggiPagina 1 di 2
1, 2
Vai a

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 30 ospiti

Moderatori: capohog, scogghi

cron