Quando sono al supermercato e passo tra gli scaffali agghindati ad enoteca (ahem), osservo sadicamente gli avventori. Per lo più vedo sguardi persi nel vuoto e scene angoscianti. C’è quello che afferra la bottiglia, la solleva in alto per trafiggerla con la vista a raggi X (ma che vede?) e la rigira. Un altro prende la bottiglia, la posa, la riprende, la mette nel carrello, poi torna indietro… in loop. C’è la coppia, dove a turno lui o lei è l’eno-qualchecosa che si incarica della scelta; e chissà quante crisi coniugali dopo un frizzantino sbagliato. Quindi, per liberarmi del senso di colpa che mi opprime, vi presento un personale decalogo basic per risolvere la grana: come si compra il vino al supermercato?
1. Scegliete il supermercato, prima del vino. Se l’idea è acquistare un vino almeno accettabile (un vino con uno score di 70-75 centesimi, diciamo) è importante annotare che questi vini NON si trovano praticamente mai negli hard discount. Rinunciate all’idea di bere decentemente spendendo un euro e novantanove a bottiglia; i supermercati hard non ci provano nemmeno, a smerciare cose interessanti, e per lo più si attestano su vini totalmente dimenticabili. La mia opinione è: non è obbligatorio bere vino. Non a quei livelli intendo. Acquistate cose decenti in catene sul genere Carrefour, Coop (meglio IperCoop), Esselunga.
2. Decidete il budget. Quanto volete spendere? Poniamo che la vostra idea di spesa sia dieci Euro per una bottiglia. In questo caso, evitate di destinare quella somma ad una DOCG seria: anche se esistono Barbaresco a quel prezzo, è altamente probabile che quel Barbaresco non sia degno del vostro biglietto da dieci. Quindi una volta deciso il budget, non cercate la griffe più pazzesca per quella cifra, ma puntate sugli outsider: magari un aglianico irpino, per dieci euri, potrebbe rivelarsi una bella sorpresa.
3. Provate a decrittare l’etichetta. Questo è per solutori più che abili, ma se in etichetta leggete cose come “imbottigliato da Nom.Inventat.Farloc.SPA per Vattelapesca SNC” probabilmente siete davanti ad un imbottigliatore contoterzista che ha la stessa rintracciabilità di un correntista alle Cayman. Puntate su qualcuno che mette nome, cognome, e magari (sognare è bello) ci mette pure una faccia. La formula “imbottigliato da Mario Rossi presso l’azienda agricola Mario Rossi” è assai auspicabile.
4. Se è cantina sociale, che sia altoatesina. Posto che quasi sempre le cantine sociali (o cooperative) soddisfano il requisito identitario del “produttore che ci mette la faccia”, rilevo che per un inspiegabile destino non si riesce a trovare una sola cantina sociale, in Alto Adige, che smerci nefandezze. Io non so cosa sia, dev’essere l’aria, ma da quelle parti lavorano bene. Anche scendendo in Trentino gli standard sono notevoli (appunto, sarà l’aria).
5. Facciamola breve: meglio Ferrari di Berlucchi. Questa non dovrebbe avere bisogno di spiegazione, no? E invece preciserò che a mio parere i metodo classico della famosa azienda di Trento si attestano su livelli preferibili alla pur prestigiosissima azienda lombarda. Chiaro che si tratta di un’opinione, del tutto personale, va bene? E con questo spero che l’ufficio legale di Berlucchi si perda nella cortina fumogena che ho sollevato. E comunque non è colpa di Berlucchi, è che a Trento c’è l’aria buona (di nuovo).
6. Le griffe sono possibili. Stanno nella vetrinetta, chiuse sottochiave col lucchetto a combinazione esadecimale e l’inevitabile faretto sparato: ma sono grandi vini. Tignanello, Dom Perignon, bere queste etichette vuol dire vincere facile. Fidatevi della magica vetrinetta, e comunque accettate l’idea di spendere tanti biglietti da dieci (ma pure da venti) per una di queste griffe: i miracoli non li fa nessuno. Unico consiglio: verificate il livello di polvere sulla spalla della bottiglia. Se è un sedimento geologico significa che quel vinone sta lì, verticale, da eoni. A quel punto correte qualche rischio.
7. Esplorate l’ignoto. Buttatevi sui vitigni meno modaioli e fashion, perché lì i produttori si dannano l’anima a tirar fuori qualcosa di buono. Per esempio, tutti vogliono il gewürztraminer mentre il veltliner (chii?) non se lo fila nessuno. E voi scegliete il veltliner, che ha profumi meno esorbitanti ma, facilmente, un miglior rapporto prezzo/qualità. Insomma osate l’imprevedibile, siate scaltri come giaguari, che là fuori è una jungla.
8. A parità di prezzo evitate un vino californiano e scegliete un local. Non è sciovinismo, giuro, ma tra un cab della Napa Valley a sei euri ed un Dolcetto d’Alba a pari cifra, io non avrei dubbi. Oltretutto quel dolcetto non ha lacerato l’ozono per arrivare fin lì, non nella stessa misura, almeno. (Lo so, questa è una botta di ecologismo radicalchic, pace).
9. Controllate la cottura. Ovvero: non usate vini umilianti per uso cucina (avete capito quali, sì?) – anzi, ricordate che in cucina il vino è un ingrediente abbastanza determinante. Per esempio: provate ad usare un Marsala vergine soleras anziché una robina triste da pochi euri per le vostre scaloppe, poi vedete la differenza.
10. Sotto certe cifre lasciate perdere. Un Brunello a quattordici e novanta? Un Amarone a nove e novanta? Io eviterei. Non è detto che beviate malissimo, ma dopo non andate in giro dicendo che “tutto sommato ‘sto famoso Amarone non è quel gran che” perché il vostro assaggio non è stato rappresentativo. Fidatevi.
Oniros ha scritto Una marea di ca..volate?
Che ne pensate?
Oniros ha scritto
Consigli per principianti? Banalità? Una marea di ca..volate?
Che ne pensate?
Oniros ha scrittoQuando sono al supermercato e passo tra gli scaffali agghindati ad enoteca (ahem), osservo sadicamente gli avventori. Per lo più vedo sguardi persi nel vuoto e scene angoscianti. C’è quello che afferra la bottiglia, la solleva in alto per trafiggerla con la vista a raggi X (ma che vede?) e la rigira. Un altro prende la bottiglia, la posa, la riprende, la mette nel carrello, poi torna indietro… in loop. C’è la coppia, dove a turno lui o lei è l’eno-qualchecosa che si incarica della scelta; e chissà quante crisi coniugali dopo un frizzantino sbagliato. Quindi, per liberarmi del senso di colpa che mi opprime, vi presento un personale decalogo basic per risolvere la grana: come si compra il vino al supermercato?
1. Scegliete il supermercato, prima del vino. Se l’idea è acquistare un vino almeno accettabile (un vino con uno score di 70-75 centesimi, diciamo) è importante annotare che questi vini NON si trovano praticamente mai negli hard discount. Rinunciate all’idea di bere decentemente spendendo un euro e novantanove a bottiglia; i supermercati hard non ci provano nemmeno, a smerciare cose interessanti, e per lo più si attestano su vini totalmente dimenticabili. La mia opinione è: non è obbligatorio bere vino. Non a quei livelli intendo. Acquistate cose decenti in catene sul genere Carrefour, Coop (meglio IperCoop), Esselunga.
2. Decidete il budget. Quanto volete spendere? Poniamo che la vostra idea di spesa sia dieci Euro per una bottiglia. In questo caso, evitate di destinare quella somma ad una DOCG seria: anche se esistono Barbaresco a quel prezzo, è altamente probabile che quel Barbaresco non sia degno del vostro biglietto da dieci. Quindi una volta deciso il budget, non cercate la griffe più pazzesca per quella cifra, ma puntate sugli outsider: magari un aglianico irpino, per dieci euri, potrebbe rivelarsi una bella sorpresa.
3. Provate a decrittare l’etichetta. Questo è per solutori più che abili, ma se in etichetta leggete cose come “imbottigliato da Nom.Inventat.Farloc.SPA per Vattelapesca SNC” probabilmente siete davanti ad un imbottigliatore contoterzista che ha la stessa rintracciabilità di un correntista alle Cayman. Puntate su qualcuno che mette nome, cognome, e magari (sognare è bello) ci mette pure una faccia. La formula “imbottigliato da Mario Rossi presso l’azienda agricola Mario Rossi” è assai auspicabile.
4. Se è cantina sociale, che sia altoatesina. Posto che quasi sempre le cantine sociali (o cooperative) soddisfano il requisito identitario del “produttore che ci mette la faccia”, rilevo che per un inspiegabile destino non si riesce a trovare una sola cantina sociale, in Alto Adige, che smerci nefandezze. Io non so cosa sia, dev’essere l’aria, ma da quelle parti lavorano bene. Anche scendendo in Trentino gli standard sono notevoli (appunto, sarà l’aria).
5. Facciamola breve: meglio Ferrari di Berlucchi. Questa non dovrebbe avere bisogno di spiegazione, no? E invece preciserò che a mio parere i metodo classico della famosa azienda di Trento si attestano su livelli preferibili alla pur prestigiosissima azienda lombarda. Chiaro che si tratta di un’opinione, del tutto personale, va bene? E con questo spero che l’ufficio legale di Berlucchi si perda nella cortina fumogena che ho sollevato. E comunque non è colpa di Berlucchi, è che a Trento c’è l’aria buona (di nuovo).
6. Le griffe sono possibili. Stanno nella vetrinetta, chiuse sottochiave col lucchetto a combinazione esadecimale e l’inevitabile faretto sparato: ma sono grandi vini. Tignanello, Dom Perignon, bere queste etichette vuol dire vincere facile. Fidatevi della magica vetrinetta, e comunque accettate l’idea di spendere tanti biglietti da dieci (ma pure da venti) per una di queste griffe: i miracoli non li fa nessuno. Unico consiglio: verificate il livello di polvere sulla spalla della bottiglia. Se è un sedimento geologico significa che quel vinone sta lì, verticale, da eoni. A quel punto correte qualche rischio.
7. Esplorate l’ignoto. Buttatevi sui vitigni meno modaioli e fashion, perché lì i produttori si dannano l’anima a tirar fuori qualcosa di buono. Per esempio, tutti vogliono il gewürztraminer mentre il veltliner (chii?) non se lo fila nessuno. E voi scegliete il veltliner, che ha profumi meno esorbitanti ma, facilmente, un miglior rapporto prezzo/qualità. Insomma osate l’imprevedibile, siate scaltri come giaguari, che là fuori è una jungla.
8. A parità di prezzo evitate un vino californiano e scegliete un local. Non è sciovinismo, giuro, ma tra un cab della Napa Valley a sei euri ed un Dolcetto d’Alba a pari cifra, io non avrei dubbi. Oltretutto quel dolcetto non ha lacerato l’ozono per arrivare fin lì, non nella stessa misura, almeno. (Lo so, questa è una botta di ecologismo radicalchic, pace).
9. Controllate la cottura. Ovvero: non usate vini umilianti per uso cucina (avete capito quali, sì?) – anzi, ricordate che in cucina il vino è un ingrediente abbastanza determinante. Per esempio: provate ad usare un Marsala vergine soleras anziché una robina triste da pochi euri per le vostre scaloppe, poi vedete la differenza.
10. Sotto certe cifre lasciate perdere. Un Brunello a quattordici e novanta? Un Amarone a nove e novanta? Io eviterei. Non è detto che beviate malissimo, ma dopo non andate in giro dicendo che “tutto sommato ‘sto famoso Amarone non è quel gran che” perché il vostro assaggio non è stato rappresentativo. Fidatevi.
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Consigli per principianti? Banalità? Una marea di ca..volate?
Che ne pensate?
figlidiputin ha scritto... sarebbe ora di trovare un'alternativa sensata che avvicini la zona vini nei supermercati alle enoteche (t differenziata,poca luce ecc)
inappetente ha scrittofiglidiputin ha scritto... sarebbe ora di trovare un'alternativa sensata che avvicini la zona vini nei supermercati alle enoteche (t differenziata,poca luce ecc)
...l'alternativa sensata è quella di cambiare quei direttori del supermercato che non capiscono un cazzo di vino... mica facile...
PS: o, come alternativa , mettersi in mano a chi ne capisce, ma questo è ancora più difficile per certe menti eccelse ...
johnleg ha scrittoprimus ha scrittoal super cerca roba da battaglia...da tutti i giorni...
Sicuramente non riuscirò a incollare la foto........ Comunque oggi , stimolato da questo topic e deluso per non essere riuscito a fare la quarta giornata al vinitaly , ho comprato questa chicca di Bordeaux " Collection D' Artagnan " ( nel caso non si vedesse la foto ) alla cifra di 2.90 euro . Ho deciso di portarla alla degustazione di domenica............
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johnleg ha scrittoprimus ha scrittoal super cerca roba da battaglia...da tutti i giorni...
Sicuramente non riuscirò a incollare la foto........ Comunque oggi , stimolato da questo topic e deluso per non essere riuscito a fare la quarta giornata al vinitaly , ho comprato questa chicca di Bordeaux " Collection D' Artagnan " ( nel caso non si vedesse la foto ) alla cifra di 2.90 euro . Ho deciso di portarla alla degustazione di domenica............
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johnleg ha scrittoprimus ha scritto Ho deciso di portarla alla degustazione di domenica............
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Oniros ha scrittoQuando sono al supermercato e passo tra gli scaffali agghindati ad enoteca (ahem), osservo sadicamente gli avventori. Per lo più vedo sguardi persi nel vuoto e scene angoscianti. C’è quello che afferra la bottiglia, la solleva in alto per trafiggerla con la vista a raggi X (ma che vede?) e la rigira. Un altro prende la bottiglia, la posa, la riprende, la mette nel carrello, poi torna indietro… in loop. C’è la coppia, dove a turno lui o lei è l’eno-qualchecosa che si incarica della scelta; e chissà quante crisi coniugali dopo un frizzantino sbagliato. Quindi, per liberarmi del senso di colpa che mi opprime, vi presento un personale decalogo basic per risolvere la grana: come si compra il vino al supermercato?
1. Scegliete...
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Consigli per principianti? Banalità? Una marea di ca..volate?
Che ne pensate?
johnleg ha scrittoprimus ha scrittohttp://images.vivino.com/thumbs/00hmtql ... 75x500.jpg