La notizia è sorprendente, ma fino a un certo punto. Lavoro nei giornali da 15 anni, avevo 21 anni quando ci ho messo piede la prima volta, e posso assicurare che tutte le considerazioni sulla libertà di espressione sono un'utopia. I giornali sono aziende, dalle quali una "libera firma" prende uno stipendio e resta libera finchè a editore o direttore piace quel che scrive. E' evidente che il dissenso di Vizzari è stato espresso in maniera troppo forte e distante da quelle che sono in questo momento le logiche direzionali, per essere tollerato.
Se io avessi detto la stessa cosa che ha detto Vizzari sul mio giornale, il mio direttore mi avrebbe preso a calci nel culo.
Se ognuno di voi dissentisse in maniera così netta dalle strategie della propria azienda, sarebbe invitato a farsi da parte.
E' probabile che in casa Espresso si respiri aria pesante e che abbiano deciso per una "punizione" esemplare. Da parte mia, per quel che può valere, solidarietà a Vizzari che credo abbia ragione, perchè l'inchiesta è stata condotta in maniera confusa e probabilmente si ritorcerà contro chi l'ha condotta. Ma solo il tempo ci darà delle risposte chiare.
Veda, Direttore hihihihihihi, quel che basisce non è la trombata di Vizzari, ma l'ostinazione della testata a riaffermare il proprio scoop che scoop non è.
Parrebbe che qualcuno l'ha fatta fuori dal vaso sporcando un settore che dopo la bufala ne ha ben donde dall'essere preoccupata
No?
Io parlo sempre malissimo de Ilmangione quando lei non mi vede
Veda, carissimo moderatore, in realtà le cose devono ancora essere chiarite del tutto. E noi, serenamente, attendiamo il responso.
Nell'attesa, il benservito a Vizzari è di fatto una notizia. Anche perchè il sistema - oscurare il blog - è alquanto "forte", per non dire qualcosa di più cattivo.
Ciò lascia intendere che l'atmosfera, dalle parti di via Po (redazione del settimanale), non dev'essere proprio serena. Forse si sono resi conto di aver sparato alto, forse hanno elementi sufficienti per insistere sulla loro linea. Di certo hanno messo in gioco tutta la loro credibilità, avendo inferto un colpo molto duro al sistema vino. Sanno che se crolla il castello accusatorio, qualcuno dovrà fare le valigie. E sanno che non basterà chiedere scusa. Ci sono tutte le premesse per una richiesta di risarcimento colossale a loro carico.
Dunque, se devo esprimere la mia sensazione, Vizzari ha fatto bene a dissociarsi dal settimanale per cui scrive, perchè l'impressione - ma attendiamo l'esito della vicenda - è che i suoi colleghi abbiano fatto un gran pastrocchio, danneggiando in maniera grave un simbolo del made in Italy (a proposito, do you remember mozzarella?). L'ha fatto però in un modo, il "mi vergogno", che per un giornale in difficoltà e che necessita di compattezza appare intollerabile. Se io fossi il direttore de L'Espresso, probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo: gli avrei detto "se ti vergogni, fuori di qui".
La libertà di informazione consiste nel poter dire liberamente come la pensi, non nel pretendere di farlo contrariamente alla linea editoriale del tuo giornale. Puoi farlo altrove, e certamente a Vizzari le occasioni e le conoscenze non mancano. Di certo nessuno ti perseguirà penalmente.
Chi parla di "stampa democratica" dovrebbe innanzitutto ricordarsi che gli anni '70 sono finiti da un po' (per fortuna), e poi dovrebbe ragionare seriamente su cos'è un giornale, come funziona e cosa vuol dire dirigerlo, tra le mille pressioni politiche e la necessità di esporsi anche in maniera coraggiosa come spesso fa l'Espresso. Anche se stavolta temo che sia scivolato su una buccia di banana spessa così.
Il Tribunale del riesame di Taranto ieri ha revocato il sequestro preventivo di un capannone e di 5 mila litri di vino della Enoagri di Massafra. Le analisi hanno accertato che la sofisticazione è avvenuta con l'aggiunta di acqua zuccherata".
L'Espresso scriveva e ribadiva
Un miscuglio micidiale: acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino acido muriatico. Veleni a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi si trasformano in killer cancerogeni