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vini bianchi beverini vs. complessi

da ohara il 23 mag 2005 13:28


Il topic mi nasce così, spontaneamente, avendo in parte "chiaccherato" su argomenti in fondo correlati, come spunto di "conversazione".

Sempre più spesso noto che il vino bianco piace se "complesso", se "strutturato", insomma se si allontana da quella che credo a buona ragione possiamo definire una tipicità storica gustativa italiana fatta di acidità e freschezza, il vino bianco "beverino", appunto. Questo era un pò, nel passato, il prototipo del vino bianco nazionale, si pensi al Frascati, al Montefiascone, al Verdicchio vecchio stile, solo per menzionarne alcuni e per rendere un "immagine" gustativa immediata.

Oggi è indubbia credo la prevalenza di una ricerca di gusto più complesso che è stata innescata dalla crescente fama di Chardonnay di gusto francese, stile Borgogna, con la conseguente famigerata, e per certi versi anche utile, invasione del vitigno su menzionato e della barrique.

Sulla scia di tutto questo, e mi rendo conto che la semplificazione in poche righe tralascia distinguo importanti, alcuni produttori, hanno poi abbandonato la moda per proseguire si il percorso della "complessità", se tale la si vuole definire, ma con spirito, serietà e ricerca di altissimo livello. Ho in mente i Gravner, i Radikon, Villa Bucci, La Castellada, Antinori, e chi più ne ha più ne metta.

Complessità e struttura, appunto.

Però, però. Leggo Soldati, "Vino al vino", splendido percorso gastro-enologico in un'Italia ancora non ossessionata dalla moda del cibo e vino come status symbol, e leggo di vini e tradizioni e culture che forse si stanno perdendo o si sono già perse.

E ancora. Penso a, e bevo, splendidi vini di cantine sociali pugliesi, di produzioni di qualità campane, di nicchie autoctone liguri, e mi domando quanto facciamo per preservare produzioni, e gusti, che sono "nostri", e sui quali converge buona parte della nostra cultura gastronomica.

Ecco quindi spiegato, se ce ne fosse stata la necessità, il senso della contrapposizione proposta.

Lo so che in medias res stat virtus, e che in un mondo che è bello perchè è vario ci sta bene tutto. E proprio su questo tutto vorrei invitare gli altri mangioni/beoni a chiaccherare con me.

Re: vini bianchi beverini vs. complessi

da Ospite il 23 mag 2005 14:37


ohara ha scrittoSempre più spesso noto che il vino bianco piace se "complesso", se "strutturato", insomma se si allontana da quella che credo a buona ragione possiamo definire una tipicità storica gustativa italiana fatta di acidità e freschezza, il vino bianco "beverino", appunto.

Oggi è indubbia credo la prevalenza di una ricerca di gusto più complesso che è stata innescata dalla crescente fama di Chardonnay di gusto francese, stile Borgogna, con la conseguente famigerata, e per certi versi anche utile, invasione del vitigno su menzionato e della barrique.


Però, però. Leggo Soldati, "Vino al vino", splendido percorso gastro-enologico in un'Italia ancora non ossessionata dalla moda del cibo e vino come status symbol, e leggo di vini e tradizioni e culture che forse si stanno perdendo o si sono già perse.

E ancora. Penso a, e bevo, splendidi vini di cantine sociali pugliesi, di produzioni di qualità campane, di nicchie autoctone liguri, e mi domando quanto facciamo per preservare produzioni, e gusti, che sono "nostri", e sui quali converge buona parte della nostra cultura gastronomica.



Tema interessante e a dir poco articolato il tuo..
Le riflessioni che scatena sono complesse e richiederebbero una competenza ben oltre la mia miserrima passione. Però, dato che almeno quella c'è, devo dire che nella mia testa esiste una trasversalità concettuale legata al vino che tende ad eliminare tutto quello che sta nel mezzo. In medio, nel mio caso, non ci stat la virtus ma tutto quel vino che, seguendo mode e omologazione dei gusti, ha perso una precisa identità. E qui secondo me le tue osservazioni stanno benissimo: da una parte la struttura, la complessità e talvolta anche la meditazione, dall'altra la fragranza, i profumi lievi, il disimpegno e se vuoi anche qualche piccolo difetto che contraddistingue quelle bottiglie che non ti inducono alla riverenza quando le stappi.
Da quel che leggo in giro la tendenza a rivalutare i territori e le produzioni autoctone è in fase di decollo; a me, inevitabilmente, viene da pensare al prosecco delle colline che adoro (da Conegliano a Valdobbiadene, la strada del vino bianco) o a quelle che mi hanno adottato (i Colli bolognesi e il loro pignoletto).
Produzioni spesso (ma non sempre) di massa: la questione è distinguere i prodotti di massa buoni da quelli, purtoppo tanti, insulsi e al limite della decenza.
Questa potrebbe essere una sede per iniziare a recuperare - scambiando qualche opinione - qualcuno di questi vini beverini senza blasone ma non per questo meno gratificanti..

per k1

da Ospite il 23 mag 2005 14:53


A proposito di vini beverini autoctoni.....io normalmente bevo un prosecco tranquillo( si senza bollicine) "cornole " prodotto da Drusian che trovo niente male.


http://www.drusian.it/


Sicuramente non e' paragonabile a bianchi strutturati...ma nel suo genere si difende bene !!!

da Ospite il 23 mag 2005 18:45


quando passo di là, di sicuro a giugno, faccio un salto e lo provo..

per esempio..

da Ospite il 23 mag 2005 21:48


provate la falanghina vendemmia tardiva di telaro sui crostacei..sei euro spesi benissimo :D

da montefollonico il 23 mag 2005 23:01


bene....approfondiamo e discutiamo sul forum pi interessante...cerco di portare velocissimamtne un contrubuto...
Beh esistono vitigni di bianchi autoctoni molto complessi...esempio su tutti la prima D:O:C: Italiana cioè la Vernaccia di San Gimignano....vino strutturato c,omplesso..adatto ad invecchiamento e si diciamolo ad essere barricata,,,,più di un Sangiovese che ha già tanti tannini di suo.Conutinua..... Montefollonico

da ohara il 25 mag 2005 10:20


montefollonico ha scrittobene....approfondiamo e discutiamo sul forum pi interessante...cerco di portare velocissimamtne un contrubuto...
Beh esistono vitigni di bianchi autoctoni molto complessi...esempio su tutti la prima D:O:C: Italiana cioè la Vernaccia di San Gimignano....vino strutturato c,omplesso..adatto ad invecchiamento e si diciamolo ad essere barricata,,,,più di un Sangiovese che ha già tanti tannini di suo.Conutinua..... Montefollonico


carissimo Montefollonico, attendiamo il resto!

La Vernaccia di San Gimignano è decisamente un grande bianco, e personalmente trovo che anche il Vermentino di Gallura sia un bianco da valorizzare e riscoprire...per lo meno sul continente visto che in Sardegna non ci sono necessità di riscoperta!

Il tuo accenno all'uso della barrique su un bianco complesso piuttosto che su un vino rosso già ricco di tannino mi stimola una considerazione: è sicuramente vero che la barrique aggiunge aromi terziari e quindi sopperisce alla mancanza di tannino propria di un vino bianco. D'altra parte, proprio un vino rosso ricco di tannini a mio avviso regge bene l'uso del legno in quanto controbilancia con una buona struttura di partenza la potenziale "invasività" del legno. Sul bianco io penso che il legno vada usato cum grano salis. E Breg dimostra con quale grandissima perizia si ossa portare un uvaggio a complessità e struttura...in otri di creta!

ciao

da Rinaldo il 25 mag 2005 19:00


Io ci aggiungo "Gavi" 2003 La Meirana delle cantine Broglia.
6/7 euro in enoteca ben spesi.

Di una morbidezza e rotondità estremi,con un Riso primaverile (asparagi o erbette fini) o con un filettino di Persico è perfetto.

Alla degustazione dei formaggi dei mangioni l'ho accompagnato a dei formaggi freschi di capra,sublime pure li.

Mi permetto di consigliarlo.

Rinaldo

da Rinaldo il 25 mag 2005 19:00


Io ci aggiungo "Gavi" 2003 La Meirana delle cantine Broglia.
6/7 euro in enoteca ben spesi.

Di una morbidezza e rotondità estremi,con un Riso primaverile (asparagi o erbette fini) o con un filettino di Persico è perfetto.

Alla degustazione dei formaggi dei mangioni l'ho accompagnato a dei formaggi freschi di capra,sublime pure li.

Mi permetto di consigliarlo.

Rinaldo

da ohara il 26 mag 2005 12:23


Rinaldo ha scrittoIo ci aggiungo "Gavi" 2003 La Meirana delle cantine Broglia.
6/7 euro in enoteca ben spesi.

Di una morbidezza e rotondità estremi,con un Riso primaverile (asparagi o erbette fini) o con un filettino di Persico è perfetto.

Alla degustazione dei formaggi dei mangioni l'ho accompagnato a dei formaggi freschi di capra,sublime pure li.

Mi permetto di consigliarlo.

Rinaldo


A proposito di Gavi, al Vinitaly dello scorso anno mi è stato presentato Stefano Bellotti, titolare e responsabile di vigna e cantina dell'azienda
Cascina Degli Ulivi.

Stefano con la moglie fa viticultura biodinamica da oltre 15 anni, e quindi ben prima delle mode, e produce un Gavi ottimo, per freschezza e pulizia, sia naso che bocca. Lo conosci?

da Rinaldo il 26 mag 2005 20:18


Solo di nome i titolari;purtroppo il loro prodotto non l'ho
mai assaggiato.
Mi riprometto,sei la seconda persona che mi parla bene dei prodotti della Cascina degli Ulivi,penso non sia un caso,di assaggiare presto qualcosa.

Grazie

Rinaldo

da ohara il 28 mag 2005 00:04


montefollonico ha scrittobene....approfondiamo e discutiamo sul forum pi interessante...cerco di portare velocissimamtne un contrubuto...
Beh esistono vitigni di bianchi autoctoni molto complessi...esempio su tutti la prima D:O:C: Italiana cioè la Vernaccia di San Gimignano....vino strutturato c,omplesso..adatto ad invecchiamento e si diciamolo ad essere barricata,,,,più di un Sangiovese che ha già tanti tannini di suo.Conutinua..... Montefollonico



Riprendo il tema della complessità abbinato a quello del vitigno autoctono, per menzionare due perle entrambi piemontesi, il Timorasso, in particolare quello prodotto da Walter Massa che ha il grande merito di aver lanciato un vitigno ed un vino fino a pochi anni fa assoiltamente sconosciuto. Oggi forse altri produttori lo stanno seguendo ma mi sembra che Walter continui a rimanere su livelli supoeriori.

E poi il Roero Arneis, e più ancora di Correggia, che purtroppo ora non c'è più, penso al Malvirà vigneto Trinità: che splendore, di colore oro, e di raffinato gusto mieloso, e ben vengano i tre bicchieri cui ultimamente sembra essersi affezionato.

Non so, e non vado a controllare, come sia l'uso del legno in questi due casi. Forse nel Trinità, più dubbio sul Timorasso. Ma qui trovo comunque una bellissima simbiosi tra valorizzazione delle tipicità e complessità.

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