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Tanzania 2012 - Un grande viaggio

da Charlemagne il 20 giu 2012 09:21


Lo ammetto: sono sempre stato un po’ prevenuto sull’Africa in generale e sui safari in particolare. Mi domandavo: ma che ci sarà mai di interessante nel vedere il leone o la giraffa (…)?? Così, a parte la classica crociera sul Nilo e un tour del Marocco qualche anno fa, questo grande continente è stato costantemente tralasciato ed escluso dai miei viaggi. Poi, pochi mesi orsono, è capitata l’occasione giusta per farmi cambiare idea.
Un caro amico, che gestisce un’agenzia che confeziona viaggi per T.O. ed è specializzata sull’Africa, mi propone di affrontare, con le nostre rispettive mogli, un bel tour della Tanzania. Non ci pensiamo nemmeno troppo: si va.
Il periodo prescelto è quello dell’inizio di aprile (per la precisione, la partenza è fissata per il 30 marzo ed il ritorno per il 9 aprile), che coincide con l’inizio della stagione delle piogge: in verità la pioggia non disturberà troppo il nostro giro, tranne in un’occasione.
Il fatto di intraprendere il viaggio con un grandissimo esperto di Africa (e di Tanzania in particolare) ci permette di fuoriuscire un poco dai circuiti strettamente turistici. Il Lake Natron, in un ambiente bellissimo, è davvero poco frequentato (quasi tutti i T.O. preferiscono portare i propri clienti al Lake Manyara). Le meravigliose gole di Olkarien non sono neppure segnalate nella nostra guida (Rough Guide), così come la Nasera Rock. Lo stesso Empaakai è sottovalutato (non c’era davvero nessuno!).
Ma andiamo con ordine.

30.3.12 Voli: Milano Mpx-Roma Fco; Roma-Addis Abeba; Addis Abeba- Mumbasa (scalo tecnico); Mumbasa-Arusha. Effettivamente un po’ complesso, come trasferimento, ma più conveniente con Ethiopian Airlines rispetto ad altre soluzioni. Gli aerei di questa compagnia, in verità, non sono proprio i migliori su cui ci sia capitato di volare. Sedili strettini e mancanza di televisore singolo fanno apparire il viaggio più lungo di quanto non sia in realtà.

31.3.12 Arrivo nel primo pomeriggio all'aeroporto di Kilimanjaro e trasferimento ad Arusha. La temperatura è decisamente elevata. Lungo lo spostamento in auto sino all’hotel prescelto prendiamo contatto visivo con i primi pastori Masai, che rappresenteranno una costante per buona parte del viaggio. Arusha, capoluogo della regione che comprende i parchi del nord, non offre moltissimo ai viaggiatori: è una città, a mio giudizio, abbastanza anonima che, peraltro, visitiamo di sfuggita ma in maniera sufficiente per farsene un’idea. Il nostro Hotel, The Arusha hotel - http://www.thearushahotel.com/ è situato in pieno centro, di fronte alla Torre dell’Orologio. E’ una buona sistemazione: camere ampie e molto pulite, colazione abbondante e gustosa (la frutta fresca ha oggettivamente un sapore ben diverso di quella che siamo abituati a consumare qui). Trascorriamo la serata fuori città, nel bel mezzo del nulla, presso una meravigliosa casa posta ai margini di un roseto, abitata da una gentilissima signora inglese – amica e collega dell’amico Massimo – che vive e lavora qui da ormai una quindicina di anni e che ci delizia con i suoi racconti di vita tanzaniana. Una qual certa inquietudine ci pervade allorquando veniamo a conoscenza del fatto che pochi giorni prima è stato trovato un “Black Mamba” (uno dei serpenti più letali dell’Africa) nel giardino in cui stiamo prendendo l’aperitivo e poi ceneremo. E che sarà mai….

1.4.12 Finalmente si parte. Prendiamo conoscenza con il nostro autista, Harry – che si dimostrerà capacissimo, puntuale ed affidabile, forse fin troppo prudente – e con il “Gippone” da nove posti col quale affronteremo il viaggio. Essere in quattro su un’auto da nove non è niente male! Dopo una sosta presso un mega market locale per i rifornimenti per il viaggio (frutta in abbondanza, biscotti, patatine e vino bianco rigorosamente sudafricano per l’aperitivo) partiamo quindi alla volta del Lago Natron. Appena fuori da Arusha cominciamo a vedere moltissimi ragazzini camminare sul ciglio della strada, vestiti completamente di nero, agghindati con penne e muniti di lance. Harry ci spiega che sono i giovani guerrieri Masai, che stanno affrontando il periodo dell’iniziazione. Dopo pochi chilometri termina per noi la strada asfaltata (che ritroveremo diversi giorni dopo, al ritorno dal Ngorongoro) e comincia il viaggio su sterrato, grazie al quale ci godiamo un’ottima visuale sulla scarpata della Rift Valley. Il paesaggio circostante si fa sempre più aspro e selvaggio: intorno a noi solo rocce e sabbia e raramente qualche capanna, all’orizzonte moltissime piccole trombe d’aria: un impatto visivo davvero anomalo e inaspettato. Poi, appena ci fermiamo per fare una foto o per il pranzo (con i box lunch preparati ad Arusha) ecco che compaiono dal nulla i piccoli Masai, con i quali dividiamo volentieri il nostro cibo. Lungo il percorso visitiamo le rovine di Engaruka, risalenti – pare – al XV secolo e, dopo una sosta per qualche foto al cratere di un vulcano imploso chissà quanti milioni di anni fa (com’è lo stesso Ngorongoro), giungiamo – inseguiti da un’immensa nuvola di polvere alzata dal temporale che ci si è messo da un po’ alle calcagna – nel tardo pomeriggio al Lake Natron, pernottando presso l’omonimo Campo Tendato, L.N. Camp - http://www.moivaro.com/pages/lake_natro ... /lodge.htm
La nostra tenda è in realtà costituita da una struttura fissa alquanto rassicurante, considerato che siamo in mezzo ad una foresta, con una copertura in legno e tetto di paglia; il letto è dotato di ampia zanzariera. La sistemazione è, in ogni caso, un poco spartana e “selvaggia”, soprattutto perché all’alba verremo svegliati dal “risveglio” della foresta.
L’idea è quella di scalare nottetempo il Lengai, un vulcano attivo che raggiunge circa 2.800 mt di altitudine, partendo verso le 23, per affrontare l’ascensione nelle ore notturne, poiché di giorno la temperatura risulta eccessivamente alta al punto da rendere quasi impossibile l’escursione. Ma le condizione climatiche avverse non ce lo permettono. Col senno di poi posso dire: meglio così. Altri viaggiatori che ci proveranno il giorno dopo torneranno al Campo con le pive nel sacco, essendosi arresi a due terzi del percorso. La salita risulta difficoltosa non solo per la ripidità e lunghezza (da 4 a 6 ore) del cammino, ma soprattutto perché il medesimo è costituito nella sua parte finale da cenere lavica che rende alquanto ardua la salita.
Ci consoliamo con l’aperitivo al tramonto davanti al lago ed un panorama alquanto suggestivo ed emozionante. Il luogo è davvero poco frequentato e la sensazione di trovarsi a mille miglia da tutto si radica in noi.

2.4.12 Dopo una spartana colazione ci muoviamo verso il Lago Natron e la sua magnifica riserva di fenicotteri rosa. Vediamo anche i primi animali (giraffe e zebre) e appena giunti in prossimità del lago si scatena un discreto temporale (praticamente l’unico del viaggio) a seguito del quale risultiamo tutti integralmente docciati… Bellissimo, comunque, lo spettacolo offerto dai fenicotteri, una macchia rosa che si riflette sulle acque del Natron. Ovviamente appena ci siamo sufficientemente allontanati dal lago la pioggia cessa. Con un percorso a piedi di circa un paio di ore, scortati da una guida Masai ingaggiata in loco, rientriamo verso il campo: per fare ciò attraversiamo diversi villaggi i cui residenti ci guardano con curiosità (qui non sono troppo abituati ai turisti) ed i cui bambini ci corrono sempre incontro sorridenti. Davvero una bella camminata. Il pomeriggio intraprendiamo una gita altrettanto interessante ed emozionante per raggiungere alcune cascate – denominate, con grande originalità “Waterfalls” – site in una gola nelle vicinanze del lago, sempre scortati dalla nostra guida Masai: durante l’escursione guadiamo più volte il torrente che traccia il fondo della gola e la cosa aggiunge quel pizzico di avventura che non guasta. Giunti alle cascate dopo un percorso assolutamente affascinante, via i vestiti, ci godiamo un bagno sotto la rapida e in una pozza naturale lì vicina. Rientriamo fradici ma felici della bellissima esperienza e giunti in prossimità della Jeep apprendiamo con orrore che i piccoli Masai cui avevamo regalato caramelle, quaderni e pennarelli hanno utilizzato i pennarelli medesimi, indelebili, per pitturarsi la faccia in lungo e in largo. Insomma, abbiamo praticamente causato un danno quasi irreparabile a questi piccoli innocenti. Dopo la doccia, solito aperitivo con vista sul lago e sul vulcano Lengai e poi cena sotto la tettoia del ristorante annesso al Campo. Questa è vita.

3.4.12 Di buon mattino partenza alla volta delle gole di Olkarien, un lungo e tortuoso canyon che raggiungiamo a metà mattinata. Il percorso per arrivarci è bellissimo e la natura circostante cambia in continuazione. Nelle gole incontriamo moltissimi pastori con le loro mucche e caprette. All’interno dell’Olkarien nidificano decine e decine di avvoltoi, che volteggiano nel cielo in continuazione regalandoci uno spettacolo davvero notevole. Dopo il pranzo con box lunch – al solito condiviso con i pastorelli – riprendiamo la marcia verso il Serengeti in uno scenario mozzafiato: percorriamo in particolare una valle verdissima e pressoché disabitata che si perde a vista d’occhio e nella quale avvistiamo bufali, zebre, gazzelle, struzzi, giraffe e anche uno sciacallo solitario. Dopo il passaggio a Nasera Rock – una roccia alta un centinaio di metri che riveste importanza archeologica – ci troviamo casualmente di fronte ad un cumulo di sabbia nera: si tratta delle Shifting Sands, una duna di sabbia color antracite che, grazie ad un qualche fenomeno naturale per me incomprensibile, non si disperde ma si sposta lentamente di anno in anno. Giungiamo nel tardo pomeriggio al parco Serengeti e l’impatto è davvero emozionante: una pianura sconfinata dai colori meravigliosi. Incrociamo “casualmente” delle giraffe e un paio di leoni accucciati nella savana e arriviamo
presso il Seronera Wildlife lodge - http://www.hotelsandlodges-tanzania.com ... _index.php, un lodge molto bello posto nel bel mezzo del parco e per questo comodissimo per le escursioni. Dalla terrazza del lodge nei pressi della piscina si gode di una vista straordinaria sulla savana. La camera è più confortevole rispetto a quella del Natron, anche se certamente più impersonale: ma ci pensano gli ippopotami con i loro richiami notturni a ricordarci di essere in un posto unico al mondo…

4.4.12 Dopo un’abbondantissima colazione a buffet, la giornata è interamente dedicata al fotosafari nel parco e, a livello strettamente personale, costituisce il picco più emozionante in assoluto di tutto il viaggio. Moltissime le specie di animali viste: senza voler essere esaustivi rammento (oltre ai “soliti” impala, zebre, gnu e bufali) leoni, ghepardi, leopardi, iene, sciacalli e una moltitudine di pennuti dai colori bizzarri. E poi ancora dik dik, waterbuck, facoceri, coccodrilli, elefanti, babbuini, ippopotami etc. Per me che non avevo mai provato tale esperienza, la “scoperta” dell’animale (il leopardo sull’albero, il leone dietro l’erba alta) rappresenta un fattore appassionante ed entusiasmante allo stesso tempo. Mi sento quasi un bambino, ma è così per tutti noi.
Tra le tante cose belle, vale la pena di raccontare una scena memorabile cui assistiamo: fermi ad ammirare una leonessa con due piccoli nascosti nell’erba alta della savana, intravediamo una giraffa che si dirige, con assoluta noncuranza e ovviamente senza essersi accorta di nulla, proprio nella direzione dei felini. Pensiamo: “ora se ne accorgerà e cambierà direzione”, invece nulla! La giraffa arriva a pochi metri dai leoni e la leonessa (che in altre circostanze non avrebbe mai attaccato un animale di tale mole), avvertito l’ipotetico pericolo per i propri piccoli, balza fuori e carica il lungo animale. Momenti di tensione, non solo per quest’ultimo, ma anche per noi spettatori. Fortuna che il giraffone con le sue lunghe leve se la da a gambe levate e dopo qualche decina di metri la leonessa desiste….
Il safari ha inizio poco dopo l’alba, si interrompe nelle ore più calde della giornata e riprende a metà pomeriggio. La serata ci regala un altro tramonto commovente e concludiamo questa giornata con la consapevolezza di dover lasciare domani un pezzettino di cuore qui.

5.4.12 Di buon mattino, dopo un breve ultimo mini-safari al Serengeti, partiamo alla volta della riserva di Ngorongoro. Lungo il percorso come sempre ci tengono compagnia migliaia di zebre, gnu e bufali. Appena varcati i confini di Ngorongoro Conservation Area facciamo una sosta al Lake Ndutu (anche esso, come il Natron, un lago d’acqua salata circondato da una zona paludosa), dove ammiriamo un’altra colonia di fenicotteri. Il percorso – ed il passaggio dalle parti di questo lago – era stato studiato anche per consentirci di ammirare la grande migrazione degli erbivori che però, causa imprevedibili bizzarrie atmosferiche, è ora dislocata qualche centinaio di chilometri più in là. Poco male, lo spettacolo è in ogni caso bellissimo. Il lago oltretutto ospita una moltitudine di animali. Pranziamo presso il Ndutu Safari Lodge e nel primo pomeriggio ripartiamo alla volta delle gole di Olduvai, un sito archeologico (con annesso museo, che visitiamo), nei cui paraggi sono stati effettuati ritrovamenti risalenti ad epoca preistorica. Dopo una paio d’ore di auto giungiamo finalmente al cratere del Ngorongoro, un vulcano imploso milioni di anni fa, avente un diametro di circa 16 km (così ci dice il nostro fido Harry) al cui interno c’è una verdissima pianura popolata da migliaia di animali (pare oltre 20.000!), di tutte le specie: una sorta di paradiso per gli animali e, soprattutto, per i turisti. Ci troviamo a discreta altitudine (2.200 mt) e fa freschetto: le felpe ci vengono in aiuto. Raggiungiamo il nostro lodge, il Ngorongoro Sopa Lodge - http://www.sopalodges.com/ngorongoro/home.html, molto bello, con camere spaziose e da cui si gode di una fantastica vista sul cratere.

6.4.12 L’intera giornata viene trascorsa sul fondo del cratere. Osserviamo moltissimi animali di tutte le specie, tra cui leoni, rinoceronti e elefanti: qui, grazie alla conformazione del terreno e del sito (pianeggiante e ampio, ma allo stesso tempo delimitato all’interno del cratere) ed all’erba bassa, è oggettivamente più semplice, rispetto al Serengeti, scorgerli. Inoltre, particolare non irrilevante, laddove in lontananza si vede un assembramento di jeep già sai che potrai trovare un motivo di interesse (per cui finisce che tutti si dirigono lì…). L’impressione è addirittura quasi quella di trovarsi in uno zoo a cielo aperto, tanta è la facilità di avere contatto visivo con gli animali. Ciò non toglie che ci si trovi di fronte ad uno spettacolo altamente emozionante. Pranziamo al sacco nei pressi del laghetto sito all’interno del cratere, restando all’interno dell’auto poiché i voraci falchetti presenti in loco hanno l’abitudine di piombare in picchiata sui turisti per strappare il cibo dai loro piatti… Nel pomeriggio, durante il proseguimento del safari, assistiamo ad una scena di caccia che personalmente non esito a definire straziante e che non dimenticherò certamente più. Un leone attacca un piccolo di bufalo che è rimasto solitario nelle retrovie del branco. Il resto del branco reagisce e carica il leone, che viene anche incornato da un animale e si allontana (peraltro senza troppa apprensione). Il piccolino di bufalo è però visibilmente malconcio e quando, dopo una mezz’ora circa, il branco decide di allontanarsi, lui non ce la fa e rimane in loco, sostenuto esclusivamente dalla madre e circondato da una decina di iene, che evidentemente aveva assistito alla scena dell’attacco del leone ed era rimasta in attesa nei paraggi. Da quel momento incomincia un lunghissimo calvario per il bufalino. Le iene lo attaccano, lo mordono ripetutamente e si disperdono quando la madre le carica per difendere il suo piccolo; si dividono ed alcune vanno ad infastidire la madre alle spalle, aggredendola più che altro per distrarla. La scena si ripete per più e più volte fino a che la madre non è più in grado di proteggere il suo piccolo, che viene letteralmente sventrato dalle iene. Ciò che più mi colpisce è l’incredibile perseveranza della madre, l’istinto che la porta a lottare, a caricare i cacciatori anche quando ormai il figlio è stato letteralmente sbranato. E’ ovvio che in un caso come questo non si può che “tifare” per la preda, anche se la natura deve fare il suo inevitabile corso. Durante il tragitto di rientro scorgiamo e fotografiamo anche un gattopardo, che ancora mancava alla lista. Dopo il “solito” aperitivo davanti ad un caldo camino posto nel salone del lodge, ceniamo a buffet nel ristorante. A livello qualitativo, quelli del Sopa Lodge sono forse i pasti migliori.
Stanchi dopo l’emozionante giornata, ce ne andiamo a nanna: sognerò ripetutamente il piccolo bufalo (…).

7.4.12 La giornata è dedicata, inizialmente, all’escursione all'Empakaai Crater. Si tratta di un altro cratere imploso – chissà quanto tempo fa – il cui fondo, di dimensioni più ridotte rispetto al Ngorongoro, è costituito interamente da un lago salato, sede anche esso di una colonia di fenicotteri (ma non in occasione della nostra visita). Per giungere al punto di partenza dell’escursione è necessario affrontare in jeep un percorso, naturalmente sterrato, di una ventina di chilometri, tra bellissimi altipiani e valli verdi ove pascolano mandrie di capre, pecore e bovini. Siamo scortati, obbligatoriamente, da un ranger armato, considerata la presenza di bufali e leopardi nella foresta lungo le pendici del cratere. La discesa è piuttosto ripida e impegnativa e al ritorno risulterà decisamente faticosa, ma il tragitto è molto interessante e suggestivo, grazie anche ad una vegetazione incredibilmente folta e rigogliosa. In circa mezz’ora raggiungiamo il fondo del cratere e scattiamo le foto di rito. Lungo il rientro facciamo visita ad un paio di villaggi Masai (grazie al cielo nulla di organizzato e di turistico…) ed alle relative scuole. Regaliamo i soliti pennarelli (speriamo vivamente che almeno qui non vengano utilizzati dai bimbi per dipingersi le facce…) e le caramelle e ritorniamo al lodge per la nostra ultima – alquanto malinconica – sera tanzaniana.

8.4.12 In mattinata, salutato il Ngorongoro che tante gioie ci ha regalato, ci dirigiamo alla volta di Arusha, ove consumiamo il nostro ultimo pranzo a casa di un altro amico inglese, che ci prepara una incredibile grigliata pasquale (in effetti è la domenica di Pasqua). Nel primo pomeriggio ci rechiamo in aeroporto. E’ il momento dei saluti: ci congediamo da Harry, fedele autista, che ricompensiamo adeguatamente per lo splendido servizi reso e ci imbarchiamo. Arriveremo a Milano il 9 aprile, di mattina, dopo un doppio scalo ad Addis Abeba e Roma.

Che dire? Già si è capito dal resoconto di cui sopra che ho amato moltissimo questo pur breve viaggio, che non posso che consigliare a tutti. L’Africa è stata davvero una scoperta meravigliosa, che mi ha regalato emozioni intense. Non potrò esimermi, in un futuro prossimo, dal ritornarvi. Già ci stiamo preparando: Namibia 2013. Spero solo che arrivi in fretta….

da Charlemagne il 21 giu 2012 08:35


Accidenti, quanti riscontri positivi e commenti entusiastici!! :lol: :lol: :lol: Son soddisfazioni non c'è che dire. Grazie ai 28 "valorosi" che almeno ci han dato un'occhiata :wink:

da donAttilio il 21 giu 2012 08:57


Charlemagne ha scrittoAccidenti, quanti riscontri positivi e commenti entusiastici!! :lol: :lol: :lol: Son soddisfazioni non c'è che dire. Grazie ai 28 "valorosi" che almeno ci han dato un'occhiata :wink:


Abbi fede, Charl 8) vedrai che appena verrà letto (io ancora non ho avuto tempo di farlo) attentamente, qualche "anima" probabilmente riscontrerà :lol: :wink:

da Yoda il 21 giu 2012 09:55


Puoi darmi qualche indicazione sui costi del viaggio e sull'attrezzatura fotografica usata?

Non lamentarti.. se pochi rispondono....
Qui non si commentano nemmeno le ricette..figurati un viaggio in Africa che , se va bene, lo potra' fare lo 0.001% di chi 8) legge....

"Provare?...Fare!! O non fare. Non c'è provare!" Yoda...il Maestro

"guida poco...che devi bere..."
My flickr: http://www.flickr.com/photos/46442172@N02/

da adem il 21 giu 2012 12:48


Io ho lasciato il cuore in Sudafrica, e per il mio prossimo viaggio nell'Africa subsahariana (purtroppo non imminente) sono proprio indeciso tra Tanzania e Namibia... aspetterò il resoconto della tua prossima esperienza in Namibia :D

da miciagilda il 21 giu 2012 15:01


Charl, che bel viaggione!

Eh abbi pazienza, non si ha sempre il tempo di leggere con calma un resoconto così lungo: nel forum c'è un ritmo più mordi&fuggi, tra un lavoro e l'altro.

Ti invidio un po', anche se non amo molto i viaggi "faticosi", nel tuo caso non c'è dubbio che ne sia valsa ampiamente la pena.
Quante ore di volo sono?
Cosa mangiavate principalmente?
Avete fatto vaccinazioni, oltre all'immancabile antimalarica, immagino?
:)

Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno. (H. Hesse)

da Charlemagne il 21 giu 2012 15:41


Grazie a tutti. Ma :lol: mica mi me la son presa, m'è solo venuto da ridere che nessuno mi cagava....
@ Don, sapevo di poter contare su di te, viaggiatore incallito :)
@ Yoda, il viaggio è costato circa 2.600,00 € a persona, tutto compreso (extra, mance etc). Io non sono esattamente un fenomeno come fotografo, anzi sono abbastanza scarso. Ho una Canon Powershot sx40, una bridge che però mi da discrete soddisfazioni.
@ Adem, Tanzania e Namibia sono due viaggi abbastanza diversi. Il primo è più per il safari ed è da fare quasi obbligatoriamente con autista. Il secondo è più naturalistico e si fa normalmente in autonomia (noleggiando un'auto). Dipende da cosa uno predilige. Io, come forse hai letto, sono rimasto davvero colpito dall'esperienza Tanzaniana, che ho trovato incredibilmente emozionante. Ti aggiornerò sulla Namibia, per quale purtroppo dovrò attendere oltre un anno ancora. La prossima estate ci "limitiamo" all'Andalusia.
@ Micia, il viaggio è stato lunghetto a causa dei numerosi scali. Mi pare almeno una quindicina di ore, complessivamente. Ma era la soluzione più economica. In Tanzania si mangia un po' di tutto, prevalentemente carne e verdure. La cucina non è niente male (ovviamente da privilegiato, nei vari lodge nei quali ci siamo sistemati) ed è piuttosto varia. Antimalarica si, l'abbiamo fatta ma solo in due su quattro (non c'è un pericolo particolarmente grave). Febbre gialla ce l'ho dal Perù, così come l'Anti epatite A e l'antitetanica. Direi che però nessuna di queste è obbligatoria nè strettamente necessaria in Tanzania.

da Yoda il 21 giu 2012 16:53


Charlemagne ha scrittoIo non sono esattamente un fenomeno come fotografo, anzi sono abbastanza scarso. Ho una Canon Powershot sx40, una bridge che però mi da discrete soddisfazioni.
.


Vebbe'.. ma almeno 4foto4 del safari piazzale... Almeno ci fai vedere qualcosa oltre che immaginare..... 8)

"Provare?...Fare!! O non fare. Non c'è provare!" Yoda...il Maestro

"guida poco...che devi bere..."
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da Charlemagne il 22 giu 2012 08:46


Yoda ha scritto
Charlemagne ha scrittoIo non sono esattamente un fenomeno come fotografo, anzi sono abbastanza scarso. Ho una Canon Powershot sx40, una bridge che però mi da discrete soddisfazioni.
.


Vebbe'.. ma almeno 4foto4 del safari piazzale... Almeno ci fai vedere qualcosa oltre che immaginare..... 8)


Ehm... dovrei prima capire come si fa.... :oops:

da Yoda il 22 giu 2012 10:01


Charlemagne ha scritto
Yoda ha scritto
Charlemagne ha scrittoIo non sono esattamente un fenomeno come fotografo, anzi sono abbastanza scarso. Ho una Canon Powershot sx40, una bridge che però mi da discrete soddisfazioni.
.


Vebbe'.. ma almeno 4foto4 del safari piazzale... Almeno ci fai vedere qualcosa oltre che immaginare..... 8)


Ehm... dovrei prima capire come si fa.... :oops:


Entri in "image shack" , ti registri e poi clicchi su "browse" e carichi la foto. Copi il link della stessa che apparira' magicamente in una colonna a sinistra assieme alla miniatura della foto stessa e poi clicchi sul riquadrino appena piu in alto di questa maschera ( o meglio... di quella che vedi quando rispondi ai messaggi del forum) dove c'e scritto "Img" e incolli il link tra le due parentesi quadre...

Ah...dimenticavo. In image shack ,quando ti chiede le dimensioni dell'immagine non andare oltre gli 800 pixel di lato lungo..altrimenti per vederle servono tre p.c affiancati... 8) 8)

Altrimenti, fallo con la supercazzola prematurata con lo scappellamento a destra come fosse Antani... per due... 8)

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da Charlemagne il 22 giu 2012 10:22


Ah, ho capito. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina. Come antifurto, per esempio. Senza contare che la supercazzola prematurata, ha perso i contatti col tarapia tapioco...
Dopo ci provo :wink:

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