da donAttilio il 13 dic 2013 14:25
IL MIO DIARIO DI VIAGGIO: CALIFORNIA, ARIZONA, NEVADA.
PERIODO: 7 – 17 Novembre 2013.
ORGANIZZAZIONE E TUOR OPERATOR: Promozione e vaglio adesioni Circolo Benassi Bologna; Agenzia Sugar Viaggi Bologna (Barbara, la nostra referente); Tour Operator Hotelplan; 32 partecipanti, più un’accompagnatrice(Lucia Gironi).
TRASFERIMENTI: Compagnia aerea Lufthansa; andata Bologna/Francoforte/Los Angeles; ritorno San Francisco/Monaco/Bologna. Massima puntualità e adeguati servizi in tutte le fasi andata/ritorno. Un volo interno, Los Angeles/Phoenix. Trasferimenti durante il tour con un Pullman, percorrendo complessivamente 2525 Km.
LOCALITA’ VISITATE: Los Angeles; Monument Valley; Gran Canyon; Las Vegas; Parco Nazionale di Yosemite Valley/ Mariposa Grove e San Francisco. Con guida statunitense parlante italiano (David Olivier di San Francisco), per tutto i periodo del nostro soggiorno.
LOS ANGELES. La più grande città della California con circa 4 milioni di abitanti, che diventano oltre 10 se si considera l’intera contea/area metropolitana, di cui fanno parte anche Long Beach, Santa Monica, West Hollyvood, Pasadena, Beverly Hills e Malibu. Centro economico, culturale, con industrie dell’audiovisivo (film, produzioni televisive, musica), nei settori aeronautici aerospaziali, petroliferi e turistico.
Le attrazioni più note di Los Angeles sono: le lunghe spiagge del Pacifico; il Luna Park, posto sul molo di Santa Monica è uno dei ritrovi più frequentati e più grandi al mondo su palafitte; gli Universal Studios, il più grande studio cinematografico e parco tematico del mondo; la celeberrima Rodeo Drive a Beverly Hills, una strada commerciale dagli splendidi negozi e dai prezzi esorbitanti (dove furono girate le scene del film Pretty Woman, con Julia Roberts che faceva dello shopping sfrenato); Hollywood Walk of Fame, tappezzata di stelle in marmo e bronzo che riportano i nomi di star dello spettacolo; il Mann’s Chinese Theater, che nell’antistante spiazzo di cemento più di 150 stelle del cinema hanno lasciato una loro impronta e firma; Hollywood Bouleward nei pressi del Farmers Market, per ammirare la celebre insegna con la scritta Hollywood posta sulle Santa Monica Mountains; i vari Vip Tours, per visitate le zone dove risiedano le Star del cinema. E di facile intuizione che le maggior attrazioni turistiche roteano nella sfera cinematografica, in una delle capitali mondiali dell’apparenza, i cui abitanti sembrano essere ossessionati dai sogni di gloria e dal denaro, in una ostentazione perenne di lusso e “savoir vivre”. Vale una visita anche l’Hollywood Bowl, famoso anfiteatro per la sua architettura ad archi concentrici, utilizzato da maggio/ottobre per ogni genere di eventi musicali (anche Pavarotti si esibì), con una capienza di oltre 17.000 posti a sedere; la Walt Disney Concert Hall, una costruzione in “stile decostruttivista” progettato da Frank Gehry (tanto per intenderci, quello del Guggenheim di Bilbao, della Casa Danzante di Praga e altri ancora), che si trova dall’altra parte della strada, di fronte al Teatro Music Center. Tutti luoghi dove la musica, la danza e la prosa, dominano in modo incontrastato i palcoscenici.
MONUMENT VALLEY. E’ uno dei simboli degli Stati Uniti occidentali e si trova al confine tra Utah e Arizona, in un area abbastanza isolata quanto estesa che dista più di 70 km dalla cittadina più vicina, Kayenta. Le origini di questa zona, probabilmente, risalgono a circa 70 milioni di anni fa. La strada che conduce alla Monument Valley, nella parte terminale, è altrettanto famosa: essa segue un rettilineo in leggera discesa che dà al viaggiatore l’impressione di calarsi all’interno della valle, il cui primo punto di osservazione è posto a circa 1300 Mt di altitudine (massima altitudine 2000 Mt). Tutta la zona fa parte della Navajo Nation Reservation, dove vivono circa 220 mila Indiani Navajo gestendo tutte le attività legate al turismo; è un territorio indipendente, hanno loro politici e giudici ma valgono le leggi USA.
La parte del territorio da noi visitato, era prevalentemente pianeggiante ad eccezione del fatto che la pianura è cosparsa da una sorta di guglie (geologicamente definite “testimoni di erosione”), dette butte o mesas. Questi “edifici” naturali formati da roccia e sabbia hanno la forma di torri dal colore rossastro (causato dall’ossido di ferro) con la sommità piatta più o meno orizzontale, alla base si accumulano detriti composti da pietrisco e sabbia.
Anche se tutti noi abbiamo già avuto modo di ammirare questa fantastica vista in tanti film western come il mitico Ombre Rosse, finché non vi si è immersi dal vivo non si può averne un’idea vicina alla realtà, con tanta generosità della natura nell’averci riservato scenari maestosi, fieri, incomparabili, che procurano mirabili emozioni.
GRAND CANYON. E’ un’immensa gola creata dal fiume Colorado nell’Arizona settentrionale. Trasformato parco nazionale nel 1919 diventando uno dei simboli più inossidabili degli Stati Uniti e poi patrimonio dell’umanità. E’ lungo 446 chilometri circa, profondo fino a 1600 metri e con una larghezza variabile dai 500 metri ai 27 Chilometri, con altitudini che sull’orlo nord raggiungono fino a 2450 metri (di queste altitudini, bisogna tenerne conto nell’abbigliarsi nei periodi più freddi). Dal punto di vista geologico le rocce risalgono addirittura all’era paleozoica, “terra vecchia”, da 452 milioni a 251 milioni di anni fa, mentre la lenta, ma tenace erosione opera del fiume Colorado, sarebbe iniziata da oltre 5 milioni di anni fa (circa un centimetro ogni cento anni). Alcuni dati numerici sopracitati, in linea con le considerazioni degl’esperti “naturalisti”, non sempre concordano con le interpretazioni filosofiche dei “creazionisti”. Anche in questo caso, la ricerca della verità potrebbe rilegarsi al perenne mistero della vita(?!).
Noi abbiamo visitato alcuni tratti del South Rim (bordo/sponda sud, centrale), iniziando da uno dei più interessanti punti di osservazione: il Desert View Watchtower (come riferimento, c’è una torre alta 21 Mt), il punto più alto (2293 Mt) che offre un’ampia vista panoramica del fondo del Canyon e del fiume Colorado. Partendo dal Mather Point per raggiungere il Yavapai Geology Museum fino al Bright Angel Trailhead, un’escursione di circa 4 Km, camminando su un sentiero pavimentato che consente di vedere animali, flora del deserto e delle montagne che coabitano lungo il ciglio del Canyon, il piccolo Museo, tanti piccoli pezzi di granito che menzionano le varie epoche, esposti in appositi supporti lungo il percorso, poi, naturalmente, infiniti splendidi scenari dell’aspetto del Gran Canyon. Partendo dal Canyon Airpor a Tusayan, effettuiamo una trasvolata in elicottero della durata di 30 minuti, percorrendo diversi chilometri che ci donano sbalorditive panoramiche mozzafiato di unicità, senza nessuna possibilità di confronto nel mondo intero.
Anche in questo caso, la natura non si è salvaguardata nella sua mutazione millenaria per mostrarsi anche ai nostri occhi nella sua irripetibilità con l’ineguagliabile e meraviglioso fascino.
NB
Valutando con onestà il proprio livello delle condizioni fisiche e di salute, senza fare confronti con quelle che erano diversi anni fa, si possono fare interessanti escursioni, con le proprie gambe e piedi, che vi condurranno nel “cuore pulsante” del Gran Canyon, fino al raggiungimento dello scorrimento delle acque del profondo fiume Colorado.
LAS VEGAS. Quando si parla di questa città, capoluogo della contea di Clark nello stato del Nevada, si muovono mille immagini e considerazioni accumulatesi nel nostro immaginario da immagini recepite da innumerevoli servizi, documentari, serie televisive, film o rassegne di ogni risma.
Case da gioco, Hotel sontuosi che riproducono, anche se in scala ridotta, i simboli di città conosciuti nel mondo intero . . . a volte, anche di dubbio gusto; mega spettacoli, sale immense addobbate da cotillon, luci, enormi insegne (mediamente, i costi sostenuti per l’energia elettrica necessaria per un grande complesso alberghiero, basterebbero per illuminare un intero paese di 8/10 mila persone), per eventi in genere o incontri sportivi mondiali. Questi sono alcuni elementi dell’immaginario collettivo che circonda questa città nata dal niente, in mezzo al deserto: piombandovi fisicamente a Las Vegas, sarete avviluppati dalla realtà.
Si può asserire che questo sfrenato sviluppo, iniziò negl’anni 1930, con la costruzione dell’imponente Diga Hoover-Boulder Dam, terminata nel 1935, che ingabbio le acque del fiume Colorado formando l’immenso Lago Med, assicurando le risorse idriche ai sette stati attraversati, risolvendo anche il problema delle inondazioni. La realizzazione di questa ciclopica impresa richiamò più di 5000 persone in questa nascente città del fondo valle; si aggiunse anche un’immensa base militare a pochi chilometri di distanza. Aumentarono le necessità abitative dando il via ad una forte espansione edilizia che dura tutt’oggi. Si incrementarono le attività commerciali, bar, luoghi di ristoro, commercio anche illegale di alcolici, prostituzione. Mentre, il gioco d’azzardo, fu legalizzato il 19 marzo 1931, dando ulteriore impulso al turismo. La fortuna attuale di Las Vegas la si deve anche a Thomas Hull, un albergatore di Los Angeles che costruì il primo Albergo-Casinò El Rancho Vegas, aperto il 3 Aprile 1931 (distrutto da un incendio il 17 giugno 1960), lungo la statale che poi sarà chiamata Las Vegas Boulevard, che è l’attuale Strip, la via centrale del divertimento; aI più famoso Hotel Casinò Flamingo, (tutt’ora operativo) aperto nel 1946 da Bugsy Siegel, personaggio quanto meno “discutibile” all’epoca per i suoi legami con noti malavitosi. In ogni caso, il Flamingo divenne il modello per ogni altra costruzione di Hotel Casinò sfarzosi e attraenti, oggigiorno sempre in voga.
Con tutto questo “luccichio”, chi non è attirato ad entrare in qualche Casinò utilizzando “Un Pugno di Dollari”, e coltivare l’illusione di uscirne “Per Qualche Dollaro in Più” ?
PARCO NAZIONALE di YOSEMITE – MARIPOSA. E’ un’area naturale protetta, patrimonio dell’Unesco, che si trova tra le Contee di Mariposa e Tuolumn nello Stato della California, sulla catena montuosa della Sierra Nevada.
Il Parco è uno dei più frequentati degli Stati Uniti: è visitato ogni anno da più di 4 milioni di persone. Ha cime che vanno dai 600 ai 4.000 metri di altitudine e contiene quattro grandi zone vegetative: boschiva premontana, montana, subalpina ed alpina; ricco di straordinarie bellezze naturali; costellato di altissime rupi; cascate spettacolari; alberi e sequoie giganti. Durante l’inverno, solitamente, possono cadere fino a dieci metri di neve, complessivamente. Essendo il periodo autunnale carente d’acqua (i mesi di massima portata d’acqua delle cascate sono da maggio ai primi di settembre), noi, purtroppo non abbiamo potuto ammirare il salto dell’acqua delle Yosemite Falls, dove il punto più alto della cascata raggiunge i 730 metri e il salto dell’acqua compie oltre 440 metri. Peccato, ma tant’è . . . la natura non sempre si può gestire a proprio uso e consumo. Altri punti di interesse. El Capitan, un monolite granitico alto circa 2307 metri, con riflessi argentati che, quando “brilla” il sole, offusca la vista. I nativi Americani, gliIndiani Ahwahneechee, della tribù del territorio, consideravano questa roccia e l’intero luogo come fossero sacri. Oggi, oltre al turismo, è una delle mete più famose al mondo per gli scalatori più esperti. Half Dome, è la roccia granitica più alta del mondo (2700 m) che si innalza sopra il Parco. Fino al 1870 era considerata come una roccia impossibile da scalare, ma oggi sono in molti che tutti i giorni ne raggiungono la vetta. Sequoie Giganti, sono un’attrazione molto ricercata dai turisti. Vi sono circa 1000 sequoie nell’intero Parco, e la località di maggior interesse è Mariposa Groove: un’area boschiva nei pressi di Wawona. Soltanto in questa ristretta area, ci sono più di 200 sequoie ed è qui che c’è la principale attrazione, la Grizzly Giant, la più grande del parco, con un diametro di circa 7 metri (ora è alta circa 60 metri, dopo che un fulmine ne eliminò parecchi metri: gli esperti gli attribuiscono oltre 2000 anni. Un’altra sequoia da non omettere di vederla è la Fallen Monarch, ossia il Re Caduto, alta 70 metri caduta in seguito ad una frana, che oggi mostra le sue radici (radici!) dal diametro di 70 cm l’una . . . lascio alla vostra immaginazione stabilire il diametro e la circonferenza della sequoia.
Per chi decide di dedicare qualche giorno in più ad altre visite, con circospezione, è possibile inoltrarsi per sentieri o camminamenti e raggiungere ulteriori mete di peculiare fascino che la natura, incontrastata protagonista, saprà riservarvi. Inoltre, nel parco o nelle immediate vicinanze, c’è possibilità di alloggio, punti di ristoro e negozi.
SAN FRANCISCO. La quarta città della California dopo Los Angeles, San Diego e San Josè , si sviluppa su una penisola costituita di 43 colline, con una popolazione di circa 900.000 abitanti: se si considera l’intera vasta area metropolitana,la San Francisco Bay Area, di cui fa parte, se ne raggiungono quasi 8 milioni. Etnicamente considerata tollerante e aperta mentalmente al diverso. Centro economico, finanziario, culturale, è conosciuta anche per la sua fresca nebbia estiva, per le sue ripide colline, il suo eclettismo architettonico che affianca stile vittoriano e architettura ultra moderna, con gli imponenti grattacieli del Financial District. Indubitabilmente, il segno distintivo nonché “simbolo” indiscusso di San Francisco è il Golden Gate Bridge, il ponte sospeso che sovrasta il Golden Gate (porta d’oro), lo stretto che collega l’Oceano Pacifico con la Baia di San Francisco. Collega San Francisco, sulla punta settentrionale dell’omonima penisola, con la parte meridionale della Contea di Marin, dove la località adiacente è Sausolito ( la piccola Portofino), elegante e signorile centro costiero che merita di essere visitato. Noi ci siamo recati dopo aver attraversato, a piedi il ponte, beneficiando nel mentre di un panorama sorprendente dell’intera metropoli. Imperdibile.
Questo impressionante Ponte ultimato nel 1937, è lungo 2.710 metri, la distanza tra le due torri (campata principale) è di 1282 m, l’altezza delle torri è 225 m sopra il livelli dell’acqua, lo spazio disponibile sotto il ponte è 67 m (in condizioni di media marea), il diametro dei cavi della sospensione principale è di 91,34 centimetri. Ha una tonalità color arancione, scelta anche perché lo rende più visibile nella(usuale) nebbia. Dal 1990, per prevenire la corrosione viene usata una vernice acrilica, e si reputa che siano impiegati costantemente ben 38 pittori. Fino al 1998 era il Ponte sospeso più lungo al mondo, attualmente, il più lungo è l’Akashi Kaikyo Bridge, a Kobe-Giappone, lungo 3911 metri e alto 282,8 m.
Altri luoghi, strade, piazze o costruzioni di rilevante attrattiva, sempre a San Francisco. IlBay Bridge, un ponte sospeso che attraversa la Baia di San Francisco, collegandosi con la città di Oakland (imperdibile l’osservazione notturna da luoghi determinati, strategici, dai quali si ha una veduta completamente illuminata del ponte. Il quartiere Financial District, dove avvengono i più grandi scambi economici e finanziari di San Francisco: la zona è ben riconoscibile anche da lontano perché e caratterizzata da un gruppo di imponenti grattacieli, il più alto e imponente dei quali è il Transamerica Pyramid, raggiunge i 260 metri di altezza, edificato nel 1972, e al ventisettesimo piano si trova una sala panoramica con vista sulla città.
Il Golden Gate Park, è il più grande parco della città: si estende su un rettangolo di oltre 4 km quadrati( è leggermente più grande anche del Central Park di New York), ed è il terzo più visitato negli Stati Uniti; conta oltre 10 km di piste ciclabili e più di un milione di alberi. Inoltre, al suo interno, vi sono vari musei, il Conservatorio dei fiori, una zona recintata in cui è custodita una mandria di bisonti, uno stadio, due laghi artificiali e un giardino nel caratteristico stile giapponese.
La San Francisco Municipal Railway, grazie alla sua rete di autobus, metropolitane e “Tram”, atipica per una città americana, e considerata la città che eroga il miglior servizio nei trasporti pubblici degli Stati Uniti: da non perdere una corsa su e giù per i colli di San Francisco, con uno dei famosi Cable- Car (tipici e storici Tram con meccanismi per il loro funzionamento che risalgono al 1800), ci sono quattro linee che trasportano migliaia di persone giornalmente, prevalentemente turisti.
Fisherman’s Wharf. Originalmente era un porto per pescherecci e un mercato del pesce. Negli ultimi quarantanni si è lentamente trasformato in una attrazione turistica di richiamo, con diversi ristoranti gestiti dalle vecchie famiglie di pescatori; si sono aggiunti centri commerciali ricavati da vecchi edifici e magazzini in disuso; il più importante è il Pier 39, ricavato da un molo in disuso e ricostruito nel 1978 con legno riciclato, è indubbiamente uno dei luoghi più visitati della città. In fondo al Pier 39, affacciandosi sull’acqua, sul lato sinistro, si può ammirare una colonia di Leoni Marini.
Poi ancora: Union Square, Chinatown, North Beach, Lombard Street, Haight Ashbury, Castro District, Two Peaks, Presidio, Mission District, California Street, Marcket Street, Alamo Square.
La Napa Valley, fertile e bellissima, parallela alla valle Sonoma costituiscono la più famosa zona vinicola di qualità degli Stati Uniti: dista circa 1 ora e mezza da San Francisco.
San Francisco, a me, è apparsa come una signora un po’ enigmatica ma, frequentandola, si è convenientemente concessa, permettendo di scoprirne il suo fascino, per lasciarsi gradualmente conquistare.
ALCATRAZ. E’ un’isola situata nella Baia di San Francisco, famosa perché ex sede dell’omonimo carcere di massima sicurezza.
Attorno al 1850, la corsa all’oro in California attirò molte navi nella Baia, rendendo necessaria la costruzione di un faro, nel contempo, fu adibita a scopi militari e “Caserma disciplinaria USA, distaccamento occidentale”: cioè, prigione militare.
Nell’agosto 1934 viene trasformato in carcere federale di massima sicurezza, destinato a detenuti “importanti”, tra questi Al Capone, detto “Scarface”(lo sfregiato); Doc Barker; Alvin Karpis, detto “Creepy” (il raccapricciante); George Kelly, detto “Machine Gun”(mitragliatrice); Robert Stroud, il cosidetto “Birdman of Alcatraz”, che condusse le sue famose ricerche sugli uccelli. La maggior parte dei detenuti consisteva in uomini che avevano presentato problemi in altre prigioni, soprattutto per tentativi di evasione o come sovversivi.
Nel 1963 il carcere venne chiuso, a causa degli elevati costi che lo caratterizzavano, visto che era necessario trasportare sull’isola ogni bene necessario (cibo, vestiti, acqua potabile ecc.), tanto che i politici statunitensi arrivarono a sostenere che sarebbe costato meno mantenere ogni detenuto nell’hotel più lussuoso di New York, piuttosto che mantenerlo ad Alcatraz. Qualche decina di anni più tardi, l’isola di Alcatraz fu aperta al pubblico per visite. Oggi è gestita dal National Park Service e fa parte dellaGolden Gate National Recreation Area.
All’ingresso del penitenziario, vi daranno un paio di cuffie che vi aiuteranno nel percorso, seguite attentamente la guida e le voci, resterete strabiliati nel sentire i racconti con quelle celle davanti agl’occhi.
Alberghi – Ristorazione - Conclusione.
Alberghi. Durante il nostro soggiorno, nei luoghi visitati, abbiamo alloggiato in sette Alberghi/Hotel. Generalmente erano pressoché quasi tutti di buon livello (negli stati uniti non vengono attribuite le categorie, ma si potrebbero comparare ai nostri 4 stelle ), sia nelle strutture, negli arredi e nelle relative dotazioni ma, purtroppo, anche negli Stati Uniti ( almeno nel nostro caso, come in altre nazioni), quasi mai veniva effettuato il sevizio carico/scarico/camera dei bagagli.
Ristorazione. Come tanti altri ”viaggi organizzati tutto incluso”, le occasioni per recarsi in ristoranti aldifuori dal circuito turistico non erano di facile concretizzazione: vuoi per i tempi o per motivi di “aggregazione“ con i componenti del gruppo. In ogni caso, tralasciando quanto previsto generalmente dalla cucina statunitense (accostamenti di alimenti o salse non sempre definibili equilibrati o armonici, almeno per i nostri gusti), quando era previsto, non tralasciavamo l’occasione per mangiare la classica “bistecca”, spesso più che appagante per spessore, qualità e cottura (nel mio caso, al sangue).
Conclusione. Era nella nostra (mia, di mia moglie e degl’amici che hanno partecipato) immaginazione effettuare un viaggio “importante” negli stati sopra indicati. Con estrema sincerità devo ammettere, con la condivisione della maggioranza dei membri del nostro gruppo, che le entusiastiche aspettative complessivamente non sono state disattese, anzi, precisando che, le visite effettuate presso la Monument Valley e il Gran Canyon, solo quelle, per le loro “unicità naturalistiche”, motiverebbero l’intero viaggio. Rientriamo, con un fervente appagamento turistico.
DonAttilio